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Inflazione a due cifre, costo della vita alle stelle, ma salari da Terzo mondo. I vigilantes della Basilicata hanno scioperato per il rinnovo del loro CCNL, fermo da 7 anni

I salari e gli stipendi italiani, è risaputo, sono sempre stati tra i più bassi d’Europa. Da qualche lustro, però, il gap con i Paesi più “munifici” è aumentato a dismisura, specie da quando è stata sciaguratamente abolita la famosa “scala mobile” che andava a compensare gli aumenti dell’inflazione, e quindi del costo della vita. Questo ha comportato una discesa costante per i ceti medi, che ben presto si sono trovati agli inferi, a dare man forte agli ultimi, già situati alla base della piramide socioeconomica. Per le figure professionali apicali (quelli che oggi chiamiamo sinteticamente AD), invece, si è verificato il fenomeno inverso: ad ogni perdita di salario delle forze produttive è corrisposto un megaincremento degli stipendi dei super invidiati amministratori delegati, tale da moltiplicare migliaia di volte la paga di un operaio dello stesso comparto (ricordate lo scandaloso caso Marchionne? ). Insomma, dando ragione al vecchio, calzante proverbio lucano “Chi zapp, vev l’acqua, e chi fila, vév u vin”, ad un aumento di produttività non è mai corrisposto un aumento dei salari, bensì un incremento di bonus e stipendi per gli alti dirigenti aziendali, ed ora che l’inflazione è al 12 %, le povere vittime del fordismo/taylorismo e non solo di questo binomio, sono sprofondate ancora di più nei gironi dell’inferno economico, non potendosi difendere dall’aumento spropositato di costi e tariffe, per il loro status di lavoratori subordinati a basso reddito fisso, non di speculatori professionali. E non se la passano meglio i lavoratori del settore terziario, dei servizi, della PA, della Scuola e della sorveglianza privata, con questi ultimi che aspettano il rinnovo del loro misero contratto nazionale di lavoro, fermo da ben 7 anni, ed hanno visto, di conseguenza, ridurre progressivamente il loro potere d’acquisto. Sono proprio questi semplici motivi, alla base dell’ubi consistam dello sciopero dei sindacati di categoria UILTUCS e FILCAMS Cgil, tenutosi non casualmente proprio il 5 gennaio, vigilia dell’Epifania, in Basilicata, dove un migliaio di vigilantes provenienti da tutti i paesi lucani sono convenuti in Piazza Mario Pagano, davanti alla Prefettura del capoluogo di regione, per far sentire la loro voce, mai ascoltata, onde sensibilizzare i datori di lavoro, le istituzioni e l’opinione pubblica sui problemi di questi lavoratori specializzati della sicurezza privata, coadiutori delle forze dell’ordine, che spesso rischiano la vita in cambio di un salario indecoroso. Sicché, una delegazione di rappresentanti sindacali guidata da Emanuele Ferretti, Donato Rosa, Roberto Antonio Ferrieri e Luigi Cignarale, è stata ricevuta dalla dr.ssa Gerarda Di Muro, viceprefetto di Potenza, che ha promesso un suo interessamento affinché le giuste istanze dei sindacati vengano accolte insieme al riconoscimento della funzione. Pro bono pacis, speriamo ab imo pectore che questa protesta si traduca in manifestazione epifanica e raggiunga finalmente gli obiettivi auspicati. E’, sic et simpliciter, una questione non solo di giustizia salariale, ma anche/soprattutto di dignità! Alla Befana, dunque, l’ardua sentenza!

Prof. Domenico Calderone

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