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Lavoratori ex Tis e Reddito Minimo, sit-in a Potenza. Alla Regione la richiesta ad alta voce di una stabilizzazione lavorativa

Si è svolta oggi la manifestazione dei lavoratori ex TIS (Tirocini d’inclusione) e del Reddito Minimo di Inserimento sotto il palazzo della Giunta regionale a Potenza. “Abbiamo preso visione dei vari comunicati che si sono succeduti in questi giorni, dall’intervento dell’assessore Galella, alla presa di posizione dell’ANCI e a quelle dei consiglieri Putrella, Cifarelli e Braia”, hanno sostenuti gli interessati, aggiungendo: “intanto dobbiamo affermare che paradossalmente gli obbiettivi dell’assessore e della platea coincidono: entrambi vogliono una stabilizzazione lavorativa”. “Quello su cui tutti stanno brillantemente glissando è l’attività lavorativa resa dai percettori del sussidio al reddito grazie al quale da anni gli enti locali stanno assicurando servizi il cui costo è miracolosamente uscito dai loro bilanci e in definitiva dalle loro dotazioni organiche”. Infatti una platea di non lavoratori ha assicurato la manutenzione del verde e sicurezza del territorio (663 unità) la raccolta e la differenziazione dei rifiuti, (113) la custodia e vigilanza (217), la valorizzazione di beni culturali e artistici (169), attività ausiliari di tipo sociale (351) e attività di interesse generale (356).
Senza dimenticare che della platea vi sono 58 laureati, 288 diplomati e 94 unità in possesso di qualifica professionale che sicuramente sono impegnati a mandare avanti la macchina amministrativa vera e propria, considerati gli anni di blocco assunzionale degli ultimi 30 anni.

“Oggi – continuano i rappresentanti del coordinamento regionale USB Basilicata – ai lavoratori viene detto di non ascoltare gli illusionisti e di accettare passivamente il loro futuro destino, questi ultimi mesi di tirocinio presso aziende private (là dove se ne trovassero) o del terza settore, (debitamente incentivate inserendo nel bilancio 3 milioni per i servizi assistenziali che si dovessero rendere necessari per i componenti dei nuclei della nostra platea a rischio di esclusione sociale e che naturalmente sarebbero resi dalle stesse aziende ) e poi la fuoriuscita dall’intervento progettuale regionale. Da luglio la Giunta con il proprio assessore non ha voluto prendere in mano la situazione cercando veramente strade percorribili, sapendo bene di presentare un piano fumoso e inattuabile. Si facciano i conti con le 663 unità che svolgono compiti riconducibili alle attività già demandate al consorzio. Si apra un confronto con l’ACTA SPA con socio unico il comune di Potenza nel cui statuto sono previsti i servizi su cui risultano impegnati altre 430 unità. Si comincino a pagare i lavori oggi ottenuti gratuitamente inserendo nelle piante organiche le figure di area A e B e si preveda il riconoscimento nei concorsi del servizio comunque prestato senza inserire nell’auto certificazione espressamente il divieto di questa possibilità .La legge di prosecuzione dei lavoratori LSU non appartenenti al fondo per l’occupazione è una legge regionale, l’individuazione della platea dei lavoratori forestali deriva da una legge regionale, l’individuazione dei compiti di tanti enti sub regionali derivano anch’essi da una volontà politica e di governo regionale”.

“Sul divieto di cumulo tra sussidi regionali e quelli nazionali, considerato che la legge sul RdC avesse invece espressamente prevista tale possibilità, appaiono abbastanza inconsistenti le motivazioni addotte dall’assessore Galella che in ultimo ancora una volta rimanda a normative regionali. Invitiamo davvero tutti a trovare soluzioni dignitose per il riconoscimento di un sussidio adeguato agli aumenti e all’inflazione che tutti si trovano ad affrontare (580 euro:

due bollette e 1 kg di pane) e per l’avvio di una seria fuoriuscita da un lavoro nero che dura da quasi 20 anni, senza contributi, senza riconoscimento di malattie e ferie e anche degli spiccioli indumenti di lavoro e dispositivi di prevenzione”. 

Tra i sindaci lucani al fianco dei cittadini interessati Salvatore Cosma, primo cittadino di Tursi. “E’ a favore dei più deboli e – dichiara Raffaele Giuseppe Collazzo di Brienza, uno degli interessati della vicenda – si sta battendo per cercare i presupposti per una leggere regionale che dia modo ai sindaci di stabilizzare beneficiari Rmi e Tec da anni impegnati in lavori di pubblica utilità e senza un minimo di diritto riconosciuto. Come beneficiario RMI mi sento rappresentato da una persona come lui, umile e sempre disponibile a al nostro fianco. Oggi è stato con noi a presidiare sotto la Regione insieme ad altri sindaci ed il sindacato di Base”.

 

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