Il clima di incertezza contribuisce al progressivo deterioramento delle previsioni sul PIL lucano con un decremento tra lo 0,4 e lo 0,7% rispetto alla fase pre-pandemia (2019). Lo evidenzia l’analisi territoriale proposta nel report dell’Ufficio Studi Confartigianato “Inizio 2023: prospettive e criticità per le imprese” .
Diffusa inflazione a doppia cifra – Uno dei fenomeni che più sta contribuendo a raffreddare la ripresa è una crescita dei prezzi al consumo, che presenta una intensità mai vista dalla nascita della moneta comune europea. A novembre 2022 l’inflazione cresce in Basilicata del +9,1%. La media nazionale è dell’11,8% e viene superata in otto regioni, cioè Sicilia (14,3%), Liguria (13,7%), Sardegna (13,6%), Abruzzo (12,9%), Umbria (12,5%), Puglia (12,5%), Emilia-Romagna (12,4%) e Toscana (12,0%). Alla crescita dei prezzi sta contribuendo una dinamica mai vista dei prezzi dell’energia: i prezzi al consumo di elettricità, gas e altri combustibili – voce di spesa che non comprende i carburanti per il trasporto – sono più che raddoppiati segnando a novembre il +130,1% ed in questo caso sono undici le regioni che superano la media, cioè Umbria (150,6 %), Liguria (142,6%), Abruzzo (142,4%), Molise (141,5%), Lombardia (141,5%), Piemonte (141,2%), Marche (138,3%), Toscana (137,8%), Emilia-Romagna (137,2%), Sardegna (135,9%) e Trentino-Alto Adige (132,2%); anche in questo caso gli aumenti minori sono quelli di Basilicata (+90,8%) e Valle d’Aosta (+92,2%) ma sono anch’essi vicini al raddoppio.
Rosa Gentile dirigente nazionale e regionale Confartigianato – Il report che oltre a crescita e inflazione, tratteggia il contesto dell’economia italiana e delle politiche economiche ed esamina evidenze su base regionale per esportazioni, mercato del lavoro e del credito, demografia d’impresa, servizi digitali e turismo, è alla base del nostro lavoro per il 2023. Da molto tempo Confartigianato auspica una revisione finalizzata a riequilibrare il peso del fisco sulle diverse dimensioni di imprenditori-utenti. Per questo occorre, innanzitutto, eliminare definitivamente gli oneri di sistema dalle bollette elettriche delle imprese. L’azzeramento avvenuto nel corso del 2022 per effetto dei provvedimenti emergenziali dimostra che è un’operazione possibile e che va resa strutturale. Non è pensabile chiedere ad un imprenditore passato dai 7mila euro mensili di bolletta del 2021 ai 14mila del 2022 di aggiungere, da quest’anno, anche circa 2mila euro al mese per gli oneri generali del sistema elettrico. La corretta collocazione degli oneri generali del sistema elettrico non è nella bolletta, Confartigianato lo sostiene da tempo assieme ad ARERA che lo ha nuovamente ribadito nel corso dell’ultima relazione annuale. Le politiche pubbliche si finanziano attraverso il principio di proporzionalità della contribuzione rispetto alla capacità di produrre reddito. Con l’attuale sistema invece, le piccole imprese alimentate in bassa tensione pagano non solo per loro stesse ma anche per le agevolazioni concesse agli energivori, una iniquità non più tollerabile che la deflagrazione dei prezzi dell’energia impone di risolvere in tempi rapidi. Contemporaneamente va dato impulso alle energie rinnovabili, anche con una forte attività di sburocratizzazione specie dei micro-progetti per laboratori artigiani e pmi.