Melandro News ospita la lunga lettera aperta della Prof.ssa Anna Maria Scalise, già sindaco di Ruoti, al centro – nella qualità di persona offesa – di una inchiesta della Procura di Potenza che a febbraio dello scorso anno ha portato all’arresto di 16 persone per reati commessi a vario titolo nei suoi confronti, dagli atti persecutori a stalking e calunnia. Oggi Scalise racconta alcuni avvenimenti e si chiede se tutto ciò è normale.
A distanza di un anno dall’ 8 febbraio 2022 che ha visto l’arresto di 16 persone per aver la Magistratura contestato reati commessi a vario titolo contro di me, in quanto Sindaco e donna, e contro la mia amministrazione comunale, oggi assistiamo ad una ennesima ingiustizia dovuta ad un eccessivo garantismo aprioristico nei confronti dei presunti colpevoli, garantismo che contrasta con la necessità di dover tutelare anche la mia persona, vittima dei reati subiti. Vero è, infatti, che sino al terzo grado di giudizio esiste la presunzione di innocenza, ma è altresì vero che fino al terzo grado di giudizio c’è anche l’obbligo di dover tutelare la vittima, che diversamente rischierebbe di divenire doppiamente offesa!
Nella vita sono una docente, e ciò che mi sta indignando particolarmente negli ultimi tempi è vedere una di queste 16 persone, già arrestata ed oggi indagata, entrare proprio nelle nostre scuole in qualità di relatore. Mi chiedo, è possibile accettare che un indagato “in concorso con altre persone per atti persecutori, stalking, molestie e minacce con condotte reiterate, insistenti e durature”, possa accedere nei luoghi della formazione dei nostri figli, come se niente fosse accaduto? Quale credibilità può avere? Quale esempio può rappresentare? E’ opportuno per i nostri giovani?
La scuola, oggi più che mai, è chiamata a promuovere l’educazione alla relazione di genere, al fine di sensibilizzare e formare le nuove generazioni per prevenire qualsiasi forma di violenza e di discriminazione, contrastando ogni tipo di aggressione contro la dignità della persona. Così come, è previsto per noi docenti, a cui è affidato il compito di educare i nostri ragazzi anche su queste delicate tematiche, di essere debitamente formati e aggiornati. E poi? Ci chiediamo all’interno di una scuola o di altre sedi istituzionali quali esempi di vissuto umano si stanno proponendo? Tutti sui social siamo bravi a divulgare pensieri profondi come quello del Presidente Pertini in cui chiosava “I giovani non hanno bisogno di sermoni, i giovani hanno bisogno di esempi di onestà, di coerenza e di altruismo”. Ma nella realtà cosa facciamo? Il buon senso vorrebbe che persone indagate per tali reati non diventassero relatori, moderatori, “scrittori”, cerimonieri, sinanche in eventi istituzionali sulla violenza di genere, quando la loro posizione è fortemente discussa o discutibile. Che credibilità offriamo? Che esempio diamo ai nostri giovani?
Mi chiedo, cosa ne pensa il Garante dell’infanzia? Cosa ne pensa l’Ufficio Scolastico Regionale? Cosa ne pensa l’Ordine dei giornalisti? Cosa ne pensa la Provincia? Cosa ne pensa il Prefetto? Cosa ne pensano le Pari opportunità? Da che parte è opportuno che stiano i rappresentanti delle istituzioni: dalla parte delle persone che subiscono o dalla parte di quelle persone che anche se generano violenza sono considerate “intoccabili”? Il caso Ruoti ha messo in luce un anacronistico e pericoloso retaggio culturale, perché l’accanimento contro una persona, ed il suo privato, subentra proprio quando non si riesce a scalfire in nessun altro modo la sua determinazione.
Non mi esprimo sui fatti contestati circa gli atti persecutori, lo stalking, la calunnia, l’accesso abusivo a sistemi informatici, nè sulle eloquenti intercettazioni o su tutto l’impianto accusatorio che ha portato ad una serie di arresti di persone aventi come unico obiettivo ottenere le mie dimissioni da Sindaco, farmi del male, distruggermi come donna e come professionista, per arrivare a nuove elezioni; ribadisco che ho solo difeso il mio ruolo pubblico a servizio della comunità di Ruoti, e prestato voce a tutte quelle persone che voce non hanno avuto.
Le indagini non sono state ancora chiuse, e risultano tutt’oggi indagati – alcuni ancora con misure restrittive del divieto di avvicinamento alla mia persona- l’ex vice sindaco Angelo Salinardi, il brigadiere dei carabinieri Davide Maletesta, gli ex consiglieri Rosario De Carlo e Rocco Antonio Gentilesca, il consigliere di minoranza vigile del Fuoco Angelo Faraone, il tenente della polizia locale di Ruoti Marianna Di Maio, la nipote di Angelo Salinardi, l’imprenditrice fornaia e casearia Giuseppina Salinardi, e Luigi Scaglione, addetto stampa tutt’oggi della Provincia di Potenza.
“Tutti – secondo la Procura- si sono resi responsabili della divulgazione e diffusione con molteplici modalità di comunicati stampa, pubblicazioni online, di infamanti denigrazioni sul Sindaco Scalise, create ad hoc, per screditarne l’immagine …Decine di denunce penali del tutto infondate ma capziose, con lo scopo di danneggiarne la reputazione, arrecarle uno stato d’ansia e un senso di vulnerabilità, rallentarne o paralizzarne l’attività amministrativa e ottenerne le dimissioni…La sindaca sarebbe poi stata insultata volgarmente e instancabilmente nel corso di diversi consigli comunali. A ciò si aggiungono indagini illecite, pedinamenti, appostamenti e report fotografici nei suoi confronti, del marito e dell’assessore Gentilesca”. Sono questi, solo alcuni degli atti persecutori individuati dalla procura di Potenza. Non avrei mai immaginato di dovermi difendere da comportamenti così aggressivi in quanto Sindaco, al fine di colpire una istituzione, ed in quanto donna, infierendo senza pietà contro me e contro la mia famiglia. Se è vero che la giustizia è lenta ma inesorabile, è pur vero che una giustizia ritardata è una giustizia negata. Io non mi arrenderò, perchè il senso di responsabilità ha prevalso e prevale, perché alcune battaglie sono troppo importanti per non essere affrontate.
Prof.ssa Anna Scalise
Già Sindaco di Ruoti
Luigi Scaglione
Capisco che all ‘ex Sindaco di Ruoti e da, come dice, docente, la parte di vittima serve per accreditarsi magari un domani ad una competizione elettorale, ma ergersi a giudice in maniera preventiva è una caduta di stile che proprio non me l’aspettavo.
Intuisco che ce l’ha anche con me dalle sue invettive nella lettera aperta e sarebbe gioco facile ricordare che io svolgo l’attività giornalistica da moltissimi anni e come tale nell’esercizio del diritto di cronaca, mi sono occupato anche dei comunicati stampa, quindi solo di quelli resi pubblici dagli stessi autori, del gruppo politico che si contrapponeva alla sua azione. Il resto è materia di valutazioni in altre sedi. Ma vedo che lei ha già scritto la sentenza definitiva e questo non gli fa onore proprio perché si appella alle comunità educanti nel suo attuale ruolo.
Io l’accusa nei miei confronti la trovo ingiusta ed immotivata e secondo gli schemi e le norme legislative esercito le mie funzioni e le mie attività di uomo libero che si interessa di cose serie, senza fare il censore o sputare appunto sentenze. Di fatto, la trovo una puerile provocazione anche quando si richiama il rispetto delle politiche di genere che io non ho mai messo in discussione men che mai nel caso in questione.
Mi verrebbe gioco facile ricordare che anche in politica esiste la dignità richiamando e invitando a rivederlo, il famoso discorso di Totò sulla piazza di Roccasecca che si liberò preventivamente e non dopo, di lacci e lacciuoli.
E infine credo debba rileggersi gli atti di accusa visto che mi accomuna in maniera indegna ad alcuni capi di imputazione che non mi riguardano.
Cordialità.
LUIGI SCAGLIONE