Melandro News

Il dramma di Turchia e Siria vissuto da una operatrice lucana sul posto. A Melandro News il racconto di Roberta Nolè

Il sisma in Turchia e Siria visto dagli occhi di chi lì, da Potenza, si è recato per lavoro. Per documentare, per la Rai, la distruzione causata dal sisma, il dolore, le morti, la disperazione e gli occhi lucidi e provati dei bambini turchi e siriani. Oggi Melandro News ospita l’intervista fatta a Roberta Nolè, giovane potentina, operatrice televisiva. Roberta non è nuova a queste esperienze, che rientrano nel suo lavoro, in terre difficili e pericolose. Prima della Turchia, è stata sul fronte di guerra in Ucraina. E’ partita da Potenza il 12 febbraio, è rientrata nei giorni scorsi. E si è raccontata a melandronews.it, al rientro in terra lucana dopo giorni difficili, lavorativamente ed emotivamente.

La prima tappa – come ci racconta – è stata Adana, una delle città turche più colpite dal sisma. “Una volta arrivati con il resto dei colleghi, siamo partiti per Alessandretta, dopo il noleggio di un auto abbiamo trovato rifugio per la notte. E’ stato impressionante vedere i palazzi distrutti, morti, macerie, auto accartocciate. Ho incontrato persone disperate. Le ruspe che scavavano tra le macerie, persone che a mani nude continuavano a cercare la vita, senza sosta”. “In quegli attimi – ha sottolineato – osservavo i palazzi in bilico, pronti a cadere da un momento all’altro. Mentre la terra continuava a tremare”.

Non è mancato l’incontro con gli italiani: “Abbiamo intervistato i rappresentanti della Caritas Italiana, che ci ha accolto nel suo rifugio, nei pressi di una Chiesa. Dentro solo due statue, tratte in salvo dalla furia del sisma. Ci hanno raccontato che dovevano restare lì come simbolo di speranza. Lì si sta senza acqua, ci siamo lavati con le bottiglie di acqua. La corrente funzionante solo in alcune ore con i generatori. Una situazione al limite della sopravvivenza, difficile. Si dorme a terra sui materassi o su oggetti di fortuna. La notte un freddo terribile”. Ma il viaggio di Roberta è continuato per il suo lavoro, in compagnia di un altro lucano, il giornalista Nello Rega, e dell’altro componente della troupe e operatore, Vincenzo Nolè. “Nei giorni abbiamo continuato a muoverci, fino al porto dove era in arrivo la nave italiana San Marco e la Protezione Civile. Siamo stati accolti dal comandante della nave Marco Stocco e abbiamo documentato il tutto prima di partire verso Hatay”.

Ai suoi occhi si è presentata la distruzione e la disperazione delle comunità: “Impressionante quello che si è presentato ai miei occhi. Palazzi rasi al suolo. E’ stato davvero triste quando ho incrociato un auto ferma con una donna all’interno che urlava: aveva appena ritrovato il corpo senza vita del suo bambino sotto le macerie. Quelle urla non le dimenticherò. Se chiudo gli occhi e ci penso, le sento ancora”. Poi con gli italiani, sulla nave: “Poi siamo saliti a bordo della San Marco, direzione Siria. Ho pensato che finalmente potevo fare una doccia dopo giorni difficili. Sulla nave ci hanno fatti sentire a casa, abbiamo ricaricato le batterie per i giorni successivi. Poi l’arrivo a Beirut, lo scarico del materiale, il visto per entrare e la prima troupe italiana in Siria dopo il sisma. Qui ho trovato tanta povertà, un paese devastato dalla guerra e dal sisma. Mi hanno colpito tanto i bambini, i loro sorrisi, nonostante tutto”.

Bambini che mi salutavano, cercavano attenzione, cantavano l’inno nazionale in attesa di ricevere cibo e coperte, a piedi scalzi, così come gli anziani, distrutti. E intanto la terra riprende a tremare, cadono i palazzi, altre vittime. Torniamo a documentare la distruzione, giornate tra le macerie. Incontriamo un uomo che ha perso moglie e due bambine, ma che ritorna nei pressi della sua casa per recuperare almeno i ricordi”. “E’ stata una esperienza importante”, ha rivelato Roberta a melandronews.it, concludendo: “Ho imparato cosa si prova ad essere impotenti. Ho imparato che bisognerebbe prendere esempio dai bambini e dare la giusta importante alle cose. Ho imparato, ancora, che i rapporti vano sempre oltre le cose materiali. Dopo dieci giorni a casa, mi sembra sia passato un secolo”. 

Claudio Buono

LA GALLERIA FOTOGRAFICA DA TURCHIA E SIRIA

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