Nella giornata odierna, su ordine della Procura della Repubblica di Potenza, la Guardia di Finanza del locale Comando Provinciale, nell’ambito dell’operazione convenzionalmente denominata “Cash Flow”, ha dato esecuzione a un’ordinanza di sequestro preventivo finalizzato alla confisca disposta dal GIP del Tribunale di Potenza nei confronti di G.P., di Potenza, già dipendente di un importante istituto di credito, al quale si contesta che nel mentre era in servizio, carpendo la buona fede della clientela a lui affidata, si sarebbe impossessato della somma di circa € 150.000,00 attraverso continui e costanti prelievi in contante, bonifici e ricariche su carte prepagate a lui intestate. Va, da subito, precisato che il provvedimento cautelare reale eseguito interviene nella fase delle indagini preliminari ed è basato su imputazioni provvisorie, che dovranno comunque trovare riscontro in dibattimento e nei successivi gradi di giudizio. La responsabilità penale dell’indagato sarà accertata solamente all’esito del giudizio con sentenza penale irrevocabile.
Fino a che non sarà emessa l’eventuale sentenza definitiva di condanna, nei suoi confronti vige la presunzione di innocenza, costituzionalmente garantita dall’art. 27 della nostra Carta fondamentale. L’indagato, all’interno del proprio Istituto di credito, oltre che rivestire il ruolo di operatore di sportello, fungeva anche da consulente finanziario. Tale secondo incarico e connotato da un marcato rapporto fiduciario con la clientela, poiché, la materia finanziaria, caratterizzata da un elevato tecnicismo e non sempre di facile comprensione da parte dell’investitore medio, comporta spesso un affidamento proprio agli “esperti” della banca, che hanno il precipuo compito di fornire consigli e indicazioni sulla convenienza di investimenti e disinvestimenti. In tal modo, l’uomo aveva conquistato e godeva della piena fiducia di una famiglia che, ritrovandosi delle sostanziose disponibilità liquide, si era rivolta alla propria “persona di fiducia” nella banca per avere una gestione ottimale di tali risorse.
Secondo la contestazione il dipendente dell’istituto di credito, quindi, approfittando della fiducia ripostagli e frapponendo interessi personali, avrebbe utilizzato, come se ne fosse il titolare, i rapporti di conto corrente della sua ignara clientela, eseguendo all’insaputa dei rispettivi intestatari (marito e moglie), operazioni di bonifico, ricariche di carte prepagate, nonché, arrivando, addirittura, a richiedere, falsificandone la firma sul contratto di sottoscrizione, l’emissione di una carta di debito, trattenuta nella propria disponibilità dopo il rilascio e di cui si è servito per effettuare spese personali e prelevamenti di denaro. Nel corso delle indagini gli inquirenti hanno ricostruito, analiticamente, i movimenti finanziari posti in essere dal dipendente, caratterizzati da un costante flusso di denaro dai conti dei denuncianti a favore dei propri, per cui si ipotizzava a suo carico, la configurazione del reato di furto aggravato dall’utilizzo di mezzi fraudolenti, per essersi impossessato della somma di circa € 150.000,00 in pregiudizio dei predetti malcapitati, in relazione al quale il G.I.P. di Potenza ha emesso il provvedimento cautelare eseguito in data odierna.
L’istituto bancario, da ultimo, a seguito del comportamento tenuto dal proprio dipendente infedele, a tutela propria e dei correntisti, ha immediatamente avviato un’azione disciplinare nei suoi confronti, che si è conclusa con il licenziamento per giusta causa.