Un percorso di emersione dallo sfruttamento lavorativo che diventa opportunità. Il protagonista è un ragazzo originario del Senegal, che oggi ha 27 anni. Fuggito dal suo paese nel 2014 a seguito della guerra civile e arrivato in Italia sfidando le difficili rotte che, nel 2016, lo hanno fatto approdare in Sicilia, viene trasferito in Basilicata, all’interno di un Cas. Nel 2021 viene riconosciuto vittima di grave sfruttamento lavorativo in agricoltura a seguito di un controllo dell’Ispettorato del Lavoro e dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni ed entra nel progetto “Persone
Il tirocinio, dell’iniziale durata di tre mesi, è finalizzato all’inserimento lavorativo ed ha una durata di tre mesi e si sta svolgendo a Brienza nella Fattoria Granolat, che esiste da generazioni, da quando, a partire dalla fine degli anni Cinquanta, ha cominciato a piantare le radici nel settore dell’allevamento e delle produzioni casearie. Nel febbraio del 2017, dall’Azienda Agricola Grano nacque la Fattoria. Un’azienda che ha una storia importante accompagnata da una voglia di rinnovamento e sperimentazione continui. Le attività previste dal tirocinio, con l’accompagnamento di un tutor aziendale, riguardano soprattutto la caseificazione e la trasformazione del latte. “Questa work experience concretizza il valore aggiunto del progetto Di.Agr.A.M.M.I., formare i lavoratori e dar loro delle competenze che permettano di acquisire maggiore forza contrattuale e sottrarsi alle dinamiche di sfruttamento”, spiega Giovanni Ferrarese coordinatore ATS per il Ce.St.Ri.M. “Questa work experience attivata da Terra! è esemplificativa dell’approccio che l’associazione sta portando avanti nell’ambito del progetto Diagrammi Sud: cercare di sviluppare competenze necessarie ai lavoratori e al tessuto produttivo- dichiara Daniele Caucci, responsabile del progetto per Terra!- Formare profili professionali specializzati è uno strumento potente per contrastare lo sfruttamento lavorativo e valorizzare al meglio gli interventi previsti dal progetto”.
“La storia di questo lavoratore del Senegal – afferma il segretario generale dalla Flai Cgil Basilicata, Vincenzo Pellegrino – è l’esempio concreto di come la realizzazione di interventi di integrazione socio-lavorativa finalizzati alla prevenzione e al contrasto dello sfruttamento lavorativo e del caporalato in agricoltura sia possibile se supportati da una rete che coinvolge sindacati, terzo settore, imprese e istituzioni. Fondamentale, nel processo di inclusione socio-lavorativa dei migranti stagionali, non solo il coinvolgimento delle imprese agricole di qualità, ma anche interventi mirati sull’abitare e sul trasporto dei lavoratori nelle campagne, insieme alla corretta conoscenza del contratto di lavoro collettivo, della lettura di una busta paga, della disoccupazione agricola, tutte attività che il progetto prevede”.