Melandro News ha ricevuto una lettere da parte di un uomo arrestato nel 2021 a Potenza con l’accusa di riciclaggio di auto. Una storia che un pò ci ha incuriositi, sia per i fatti narrati, ma anche per tutti i dettagli e la precisione di quanto denunciato. Sembra essere un vero e proprio appello a fare luce su una vicenda che vede protagonista un uomo potentino. Che proviamo a raccontarvela di seguito, omettendo – nel rispetto di indagini e accertamenti – tutti i nomi e le indicazioni che ci sono state fornite.
La storia di quest’uomo di potenza inizia esattamente due anni fa, il 30 aprile del 2021, quando, racconta a Melandro News, “sono stato arrestato con l’accusa di riciclaggio di auto rubate e venivo trasferito nel carcere di Poggioreale. Nello stesso carcere, a dicembre del 2021, inviavo una lettere a un PM della Procura di Potenza dove specificavo i fatti realmente accaduti, relativamente alle
Senza volerci addentrare nella vicenda (pare nata da una presunta trasmissione via mail di documentazione di auto oggetto di riciclaggio da parte di chi ci ha scritto), l’uomo potentino è stato condannato, a giugno 2022, alla pena di 5 anni e 10 mesi di reclusione dal Tribunale di Potenza. Lo stesso fa sapere che in data 4 aprile 2023, ha “ricevuto un plico postale contenente informazioni circa un altro fascicolo d’inchiesta iscritto al Tribunale di Vallo della Lucania, contenente inoltre minacce di morte nei confronti del padre, oltre alla richiesta di assumersi le responsabilità anche di questi reati”. Lo stesso ha fatto sapere di aver immediatamente denunciato ai Carabinieri questo fatto.
La persona in questione, che al momento fa sapere di aver scontato “due anni di reclusione”, comunica anche di aver ricevuto foto con il suo volto bruciato e “minacce di morte” riferite al padre convivente. Lo stesso, nella missiva inviata a Melandro News, fa sapere che “chi ha indagato e fatto accertamenti”, avrebbe indotto “in errore il Tribunale di Potenza che ha poi emesso sentenza di condanna nei miei confronti”. “Ad oggi – ha concluso – io e la mia famiglia siamo minacciati con più atti e mi viene chiesto da alcuni soggetti di assumermi la responsabilità anche di un altro procedimento”. Una situazione poco chiara, che lo stesso indagato, e oggi condannato, chiede alla Procura della Repubblica di Catanzaro, competente, di disporre “tutti gli accertamenti” e fare luce su quanto da lui denunciato, con tanto di allegati e prove.
La richiesta di fare accertamenti è stata inviata ai Procuratori della Repubblica di Potenza, Salerno e Catanzaro, oltre che al Ministero dell’Interno e della Giustizia.
Claudio Buono