Successo per la “Giornata del Medico e dell’Odontoiatra” per i professionisti della provincia di Potenza

Una cerimonia dalla forte valenza simbolica, quella promossa dall’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della provincia di Potenza e che ha rappresentato un ponte ideale tra il passato e le nuove generazioni dei professionisti medici, ospitata ieri mattina, nell’auditorium del Giubileo Maison di Pignola

Una Giornata del Medico e dell’Odontoiatra che ripropone la sua illustre radice tradizionale, dopo il periodo di stop, imposto dalla emergenza sanitaria a causa della pandemia e che ha sigillato il desiderio di ritrovarsi intorno al grande tema dell’Etica della Professione Medica. La giornata ha visto due principali momenti, la premiazione dei medici che hanno festeggiato il 50esimo anno dal conseguimento della laurea in medicina e la solenne pronuncia del Giuramento di Ippocrate, per i nuovi iscritti all’ordine provinciale. Ad accompagnare i convenuti, il presidente dell’OMCeO provinciale, il dr. Rocco Paternò e il dr. Eduardo Veralli, presidente CAO della provincia, che hanno anche accolto gli illustri ospiti intervenuti, il dr. Filippo Anelli, presidente della FnOMCeO e il dr. Raffaele Iandolo, presidente della CAO nazionale, grandi protagonisti di questi anni, per l’impegno profuso nella battaglia contro il virus che ha sconvolto il mondo intero e a sostegno delle persone.

Così il dr. Rocco Paternò: «Oggi è una giornata molto importante, che condivido con tanti colleghi e con i professionisti che hanno fatto della competenza, della dedizione, dell’impegno, un modo di vivere. A tal proposito, ricordo tutti i colleghi che hanno pagato e continuano a pagare con la loro stessa vita. Il covid ci ha divisi e messo di fronte a tante difficoltà, ho l’impressione che il territorio sia stato abbandonato e che gli ospedali si stiano spopolando. La sanità regionale va assolutamente e urgentemente risanata. Nel ’78, con l’istituzione dell’Ordine che mi onoro di presiedere, trovo ci sia stata la più grande conquista del popolo italiano. Non possiamo dimenticarlo, così come non possiamo dimenticare che tutti hanno diritto alla cura. Faccio un appello ai giovani che oggi hanno giurato: combattete per rimanere nella vostra regione. Accettate la sfida per voi e per le vostre famiglie, che vi hanno condotto alla laurea in medicina, nonostante i grandi sacrifici, avete conseguito un grande risultato. Definiamo con forza le priorità; l’etica della professione, l’onestà e il benessere vostro e della società».

Il dr. Eduardo Veralli ha sottolineato: «Intervengo a questa prestigiosa cerimonia, per la prima volta da presidente della CAO e sono orgoglioso di partecipare anche come genitore di una futura dottoressa. Per questo, mi piace immaginare un elemento di congiunzione, tra l’esperienza e la tradizione e l’entusiasmo dei più giovani. A chi ha fatto la storia della medicina, va il mio sentito grazie per l’abnegazione, per la professionalità e la voglia di camminare nel corso delle evoluzioni medico-scientifiche e delle relazioni di cura. Ai giovani proprongo di mettersi in discussione, rispetto alla Missione che hanno deciso di sposare. Curate il paziente, non la malattia. Affidatevi ai principi di beneficenza e non di maleficenza, perché solo così si stabiliscono le regole etiche. Abbiate presente sempre che il tempo della comunicazione è tempo di cura: mirate al consenso informato e alla informazione sanitaria. Trasmettete un messaggio educativo».

Il dr. Raffaele Iandolo ha specificato: «La narrazione odierna non può prescindere dal passato. Questo triennio complesso prese il via il 23 febbraio 2020, con la mia circolare sulle mascherine ffp2; a oggi permangono le prudenze, pur essendosi adeguati gli atteggiamenti alle evoluzioni della emergenza sanitaria. Mi piace la Festa odierna, perché ci aiuta a riflettere su un elemento precipuo: gli Ordini professionali esistono e sono a tutela del singolo iscritto e del singolo paziente. Il paziente deve sapere: a noi tocca spiegare con chiarezza i rischi e i benefici, ma non solo. Abbiamo il dovere di tutelare la libertà di scelta del paziente. A guidare tutti, vi siano proprio i principi etici».

Gli auspici sono stati condivisi dal dr. Filippo Anelli che nel suo appassionato discorso ha concluso: «Oggi si celebra la festa italiana del Primo maggio, io e il dr. Iandolo simbolicamente la celebriamo, in un momento in cui il Primo maggio è ricordo e sottolineatura del lavoro. Nessun medico può morire per svolgere questa professione. La sera del 3 maggio, saremo alla fiaccolata per esprimere sentimenti di dolore e mestizia per la tragica scomparsa della collega Capovani, trucidata, qualche giorno fa. Talvolta prevale la paura di essere lasciati soli, è indispensabile ritornare al valore della sicurezza, abbiamo diritto a essere tutelati. E, ancora, voglio espressamente dire che le governance devono cambiare, non siamo manager, vogliamo, però, essere coloro che indicano gli obiettivi di spesa sui fondi. Il fondo sanitario è straordinariamente aumentato, si tratta di ben 14 miliardi, a cui si sono aggiunti 15 miliardi del PNRR. Quanto è stato destinato ai professionisti? Zero. Non è accettabile. Il servizio sanitario funziona se ci sono le persone che lavorano. E ci vuole il rispetto di alcuni elementi, la dignità, il numero dei professionisti e i compensi adeguati. Dobbiamo definire il nostro percorso all’interno del nostro Stato. I medici devono assumere la consapevolezza che noi siamo un pezzo fondamentale dello Stato stesso, una tessera di quel mosaico che consente di applicare i capisaldi che sono i diritti. Dobbiamo rendere esigibili i diritti: dalla salute, alla vita e fino alla uguaglianza. Chiunque viene da noi, va curato, senza distinzione e nel rispetto, infine, di un altro diritto fondamentale, quello alla autodeterminazione. Aiutiamo il cittadino a comprendere e consideriamolo nella sua dimensione olistica e singolare. Mi ha emozionato l’aver ricevuto la Medaglia d’oro dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella; in quel simbolo abita il sacrificio fatto da tutti per gli italiani».

 

 

 

 

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