Arrivo puntuale nella sede centrale dell’Istituto Comprensivo di Baragiano alle 9,30, giovedì 8 giugno. Mi accolgono con simpatia le bidelle e il bidello, pronti ad offrirmi caffè e cioccolatini. Sono qui perché invitato, in qualità di presidente del Comitato Provinciale Unicef di Potenza, dall’ insegnante della scuola dell’infanzia Ottavia Via. Le pareti della sezione raccontano il lavoro qualificato che è stato portato avanti nel corso di quest’anno: la difesa della natura, l’uso attento dell’acqua nostro bene prezioso, l’angolo dei libri dedicato agli animali, San Francesco e il suo “Laudato si..”. E soprattutto sono contento del sorriso di Iacopo, Aurora, Niccolò, della riservatezza attenta di Federica… Ci disponiamo in cerchio e iniziamo il nostro viaggio attraverso i diritti dei bambini dicendo con voce chiara il nostro nome. Quasi tutti sanno anche dire il nome di mamma e papà, tutti quello della maestra. Sono poi la bandiera dell’Unicef, il manifesto dell’albero dei diritti, il metro che uso per misurare il polso a tutti i piccoli, il cibo proteico plumpynut, le pillole che rendono l’acqua potabile, la penna salvavita che mi aiutano per parlare di diritto all’istruzione, alla salute, al cibo, alla famiglia. E il viaggio continua con il racconto de “L’isola degli smemorati”, la storia di vecchietti smemorati che non ricordano di essere stati bambini. Sono loro che costringono i piccoli naufraghi che giungono nell’isola a lavorare, vogliono cambiare loro il nome.., ma il mago Lucanor li mette in riga e i piccoli vanno a scuola e soprattutto giocano. I piccoli poi mi mostrano il con orgoglio il loro lavoro sui diritti: al nome, al cibo e ad essere protetti. Tutti poi disegnano per me e mi emoziono quando mi offrono con un sorriso i loro capolavori. Insieme, prendendoci per mano, facciamo un allegro girotondo. Con entusiasmo la maestra adotta per la classe una pigotta che salva la vita di un bambino con un ciclo completo di vaccinazioni. Mi salutano disegnando con le mani un cuoricino. Alla prossima piccoli. Grazie.
Mario Coviello