“In Basilicata ci sono molti problemi ma anche tante potenzialità. La realtà che sicuramente primeggia su tutto è l’Università. Purtroppo, però, pur se ha fatto tanto, l’Ateneo lucano è in forte difficoltà e ha perso la metà degli iscritti: negli anni scorsi era arrivata ad avere 12 mila immatricolati, ora ne ha solo 6 mila. Esaminando questi numeri non possiamo che esprimere preoccupazione e rammarico”. Così Medinlucania, in una nota che analizza la situazione della più importante istituzione culturale lucana.
“L’Unibas – afferma l’associazione – resta in un limbo di difficoltà, incertezze e mancato sviluppo, non riesce ad esprimere il potenziale che ha e non riesce ad integrarsi con il territorio e con i lucani, così com’era stata pensata 40 anni fa dai suoi fondatori. In un contesto piccolo come quello lucano, doveva diventare l’antidoto all’emigrazione dei giovani, la fucina per le nuove classi
Andando nello specifico, i problemi principali che andrebbero affrontati riguardano i corsi di studio che avrebbero bisogno di essere più appetibili per quelle che sono le professioni del futuro, la mancanza di sinergie con il mondo del lavoro, la poca integrazione e collaborazione con il tessuto sociale, produttivo e culturale della regione, di Potenza e di Matera (due realtà che potevano diventare città universitarie), oltre a una serie di servizi mancanti che vanno dai trasporti agli alloggi (entrambi i capoluoghi non hanno ancora gli studentati). Senza questi interventi, anche i nuovi corsi di laurea di Medicina a Potenza e di Architettura a Matera rischiano di non produrre gli effetti sperati.
Alla luce di tutto questo – rimarca Medilucania – per affrontare la crisi e modificare il trend negativo in corso, sarebbe urgente che il tema Università venisse messo, da tutti, al primo posto tra le priorità della Basilicata. Secondo noi – sottolinea l’associazione – è il nodo cruciale della regione ed è una questione che coinvolge tutti i lucani, la politica, le istituzioni, gli imprenditori, le forze sociali e l’Unibas stessa. La partita da giocare è a 360 gradi e potrebbe incidere su tutte le grandi questioni lucane: dallo spopolamento all’economia, dal degrado sociale alla formazione di nuove classi dirigenti.
Per vincere la sfida, servirebbe promuovere iniziative insieme ai cittadini, all’associazionismo, alle categorie, agli operatori culturali e spingere la Regione ad aprire un tavolo di concertazione aperto a tutti i soggetti pubblici e privati. A partire dai grandi gruppi e dagli enti che operano nei settori trainanti dell’economia lucana: Eni e Total per il petrolio; Stellantis per l’industria; Ferrero, Orogel e Barilla per il settore agroalimentare; Acquedotto lucano per l’acqua; e così via.
Quindi – conclude Medinlucania – occorre un grande progetto dal basso che sia fortemente interdisciplinare e che porti a un vero e straordinario piano di rilancio dell’Università e di conseguenza ad una serie di ricadute in tutti i settori strategici della Basilicata”.