In Basilicata, si annuncia una vendemmia con un calo di produzione previsto nell’ordine del 30 per cento rispetto allo scorso anno, ma di ottima qualità. E’ quanto fa sapere la Coldiretti lucana,
Ma come mai in Basilicata e in particolare nel Vulture Melfese si sono registrati danni maggiori rispetto ad altre aree della regione e della stessa Italia? Per Coldiretti «le cause sono state diverse e concomitanti. Certamente la pioggia intensa e continua ha creato condizioni climatiche favorevoli allo sviluppo della peronospora, ma ha reso anche non accessibili i terreni, per il conseguente ristagno di acqua. In altri termini i trattori non sono potuti entrare nelle vigne per effettuare i trattamenti antiparassitari perché sarebbero letteralmente ‘sprofondati’ nelle terre inzuppate d’acqua con gravi rischi per gli operatori, i macchinari e le stesse vigne. Altro fattore nel Vulture è stata la conduzione tradizionale dei vigneti perché in quest’area non viene, di norma, praticata l’irrigazione. Pertanto, per favorire l’immagazzinamento di quanta più acqua possibile nel terreno per affrontare la siccità estiva, è pratica tradizionale arare in profondità i terreni stessi in primavera per favorire la penetrazione delle piogge e la creazione di una adeguata riserva idrica per affrontare la siccità estiva. E’ chiaro che un evento meteorico così prolungato e di tale intensità ha messo in crisi un sistema di lavoro sperimentato ed adattato dai viticoltori da secoli di tradizione agricola. A ciò si è aggiunta la particolare ‘sensibilità’ del vitigno Aglianico del Vulture che, per sua natura genetica, è fortemente attaccabile dalla peronospora stessa e lo è in misura molto maggiore rispetto a tanti altri vitigni coltivati in Italia e all’estero”. Coldiretti Basilicata evidenzia, però, che «la peronospora produce un danno quantitativo, ma assolutamente non qualitativo, anzi l’uva che rimane, se la pianta è seguita, nutrita e lavorata, è sensibilmente migliore».
Fonte: Il Quotidiano del Sud