L’empatica prof.ssa Del Puente, grande studiosa della materia, ideatrice del famoso Progetto ALBA (Atlante Linguistico della Basilicata), con trasporto e passione si è subito soffermata a rimarcare l’importanza dei dialetti nella vita quotidiana, ”che vanno preservati ad ogni costo, in quanto eredi naturali della lingua latina”, purtroppo non più studiata, come essa meriterebbe.
Dopo una sorta di test propedeutico per individuare, tra il pubblico, qualche conoscitore di proverbi locali, la super esperta della disciplina ha preso a sciorinare termini, modi di dire, locuzioni di natura paremiologica, suscitando l’interesse di molti professionisti presenti, che hanno chiesto approfondimenti etimologici afferenti i lemmi proposti. ” L’Italia contemporanea, grazie alla compresenza storica di lingua italiana e dialetti, è un chiaro esempio di bilinguismo. I dialetti, dunque, non sono morti e hanno rivelato un’indubbia resistenza ai tentativi di essere soppiantati in nome della modernità. Quelli lucani ne sono una valida testimonianza (…)” ha aggiunto, compiaciuta, la cattedratica. A tal punto, l’articolista, nonché recensore del “Dizionario minimo del dialetto
Interessante anche il suo aneddoto intorno al “Febbraiё, curtё e amarё”: proverbio nascosto per secoli in un testo antico, in old English, del “Menologio anglosassone”, dannazione di molti traduttori, da lui svelato durante una lezione di Filologia germanica della prof.ssa Maria Grimaldi, all’Università degli Studi di Salerno. Stimolato dall’attenzione degli astanti, il professionista della parola ha anche fatto un salto nella polisemia internazionale, facendo un esempio calzante. Infatti, il molto usato termine “smart”, tra i molteplici significati ha: svelto, intelligente, agile, bravo etc. Last but not least, ha concluso dicendo che: “Il dialetto, apparentemente inutile nella società iperinformatizzata attuale, trova invece applicazione in variegati contesti sociolinguistici, per sfuggire al lessico familiare, anglicizzato e destrutturato da Internet e suoi derivati applicativi. Questo codice linguistico, tanto bistrattato ai tempi del brigantaggio post-unitario, perché visto con sospetto dal potere costituito, in realtà andrebbe rivisto come L2 genuina, capace con il suo “imprinting” verista di esprimere sensazioni, sentimenti, passioni, con un afflato difficilmente raggiungibile tramite la Lingua nazionale, naturalmente più omologante”. Il classico “The End” ha chiuso una serata d’agosto diversa dal solito cliché delle Feriae Augustus.
Prof. Domenico Calderone