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“In guerra (…) la prima vittima è la verità”. Da Eschilo a Orwell, passando dalle fake news alla “realtà aumentata”, per balcanizzare l’Europa e il Medio Oriente

La guerra che sta insanguinando il Medio Oriente, a seguito del casus belli offerto il 7 ottobre dall’attacco “improvviso” di Hamas ad un rave party (chiamato eufemisticamente “festival”) nei pressi della Striscia di Gaza, ha una certa analogia con la guerra tra Russia e USA sul suolo ucraino. Infatti, sono entrambe guerre combattute per procura, quindi destinate a durare a lungo. Cosicché, passato in secondo piano questo conflitto “europeo”, dove si sono coalizzate 28 nazioni contro la Russia, per balcanizzare l’Europa; ora tutta l’attenzione è focalizzata sulla Striscia di Gaza, luogo geograficamente negletto da tutti, dove a fronte di soli 160 Kmq di superficie, equivalenti a circa 7 Kmq meno del territorio di San Fele e Vietri di Potenza messi insieme, vivono, aggrovigliati come atomi, circa 2400000 palestinesi sotto il ferreo signoraggio israeliano. Una sorta di “Guantanamo” che non fa onore agli occupanti con la stella di David, ancorché diventati veri padroni di quel lembo di terra, insieme alla Cisgiordania, dove, compresi i 220000 di Gerusalemme est, vivono 670000 coloni, sionisti provenienti da ogni parte del mondo, che vi si sono insediati senza soluzione di continuità, restringendo sempre più lo spazio vitale dei poveri palestinesi, ogni giorno di più privati del loro diritto all’esistenza. E’ una condizione di estrema sofferenza (una nuova Nakba) che, purtroppo, va avanti da molti decenni, ben descritta dal poeta Engel von Eiche nella sua breve poesia del 1990 “Stilla dopo stilla” (raccolta “Speranza fra sogno e realtà”, Book editore, Bologna, 1991, £ 15000): <<Stilla dopo stilla,/tu, Israele,/spilli la linfa vitale/del fratello di Palestina./Stilla dopo stilla,/giorno dopo giorno,/come un compito quotidiano,/tu t’appresti/ad eliminar delle vite umane,/adottando la ferocia/di chi t’ha messa/prima in croce>>. Sono posti dove i pozzi artesiani dei residenti palestinesi vengono distrutti, i civili uccisi e le terre espropriate con la forza, perpetrando una vera e propria apartheid o ghettizzazione, per dirlo con un termine tristemente caro agli occupanti. Facendo un percorso a ritroso nel tempo, arriviamo al 1948, quando i geni inglesi ebbero la brillante idea di assegnare ad Israele la terra rivendicata da sempre dai palestinesi, nemici ancestrali degli ebrei (popolo senza terra). Cosicché, sic et simpliciter si sono creati i presupposti, i fomiti per una “vietnamizzazione” successiva di quell’area geopolitica, iniziando dalla famigerata “guerra dei 6 giorni” del 1966, che ha consentito ad Israele di conquistare altri territori, mai più restituiti. Tornando ad oggi, la terrificante macchina da guerra israeliana, con il miraggio utopico di distruggere totalmente Hamas, dopo averlo alimentato, sta sistematicamente violando tutte le regole di diritto internazionale, mettendo in atto una vera e propria pulizia etnica, una punizione collettiva, tant’è che a Gaza, inseguendo i fantomatici terroristi ( i cui vertici, lo sanno tutti, stanno nel potente, piccolo Qatar), ha già sterminato oltre 14000 palestinesi, di cui il 50% erano bambini, oltre a provocare diverse migliaia di feriti gravi permanenti, la distruzione totale di case, infrastrutture, strade, acquedotti, serbatoi di approvvigionamento dell’acqua, centrali elettriche etc. E l’orrore è proseguito negli ospedali, previo assalto alle ambulanze. In quello indonesiano e di “Medici senza Frontiere” sono morti alcuni pazienti e sono rimasti uccisi anche dei medici; in quello pediatrico di Al Shifa, poiché considerati figli di un Dio minore, sono stati fatti morire, senza pietà, decine di neonati prematuri nelle incubatrici, rimaste senza corrente elettrica. Insomma, i perseguitati di ieri sono diventati i feroci persecutori di oggi, ben organizzati, ricchi di know how, appoggiati da tutto l’Occidente, che ha consentito all’intraprendente popolo di Israele di sviluppare e detenere anche la bomba nucleare, che qualche giorno fa è stata evocata dal Ministro per la Tradizione ebraica Amichai Elihau, il quale ha affermato con tono cinico, sprezzante e perentorio: “Un’atomica su Gaza sarebbe una possibilità, perché le guerre hanno un loro prezzo” , sic: la soluzione finale! Certo, è facile fare la voce grossa quando si è spalleggiati da una superpotenza come gli Stati Uniti, che, per evitare sorprese, ha circondato il teatro di guerra con portaerei e sottomarini; ma i misteriosi fatti del 7 ottobre, con sequestro di un imprecisato numero di “festanti” (le cifre, sono fluttuanti da 200 a 240) ad opera dell’attenzionato Hamas (chissà come, visto che l’Intelligence israeliana è tra le più efficienti al mondo), ancorché tragici, non autorizzano il tetragono Netanyahu a fare strame di tutte le risoluzioni dell’ONU, schernendone il Segretario generale e bombardandone perfino gli uffici a Gaza, dopo aver eliminato gli occhi indiscreti delle televisioni internazionali come Al Jazeera, e non solo, i cui giornalisti (fino ad oggi 57) sono stati uccisi in quanto testimoni scomodi del genocidio del popolo palestinese. Una carneficina consentita ad Israele da tutta la comunità mondiale, come nemesi, o risarcimento postumo di quanto subito dagli ebrei ad opera dei nazisti. Vale a dire: quello che non si può fare alla Germania, lo facciamo al popolo palestinese, col quale c’è appena stato uno scambio di prigionieri: Israele ha offerto una “pausa umanitaria” nei raid e liberato 39 detenuti, quasi tutti minorenni e donne (tra cui Fatima, di 13 anni), per 13 ostaggi di Hamas (rapporto 1 a 3, non casuale). Queste, per fortuna, non sono fake news, né realtà aumentata. Fermiamo per sempre questa sanguinosa guerra, bloccando la fornitura di armi a tutti i belligeranti, perché: abyssus abyssum invocat ! Hallelujah!

Prof. Domenico Calderone

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