Un calvario, quello di Enzo Mitro, durato oltre quattro anni, vissuti non benissimo a seguito della “gogna mediatica” e – dice oggi – per una “crocifissione anzitempo” nell’attesa che la giustizia facesse il suo corso.
Per il giudice, Mitro non ha commesso il fatto oggetto dell’indagine, vale a dire l’organizzazione della combine per favorire la squadra lucana nella vittoria finale. Un incubo finito per lui, difeso dall’avvocato Salvatore Laguardia del Foro di Potenza. Mitro era accusato, in concorso con altre persone, di aver posto in essere atti diretti ad alterare il regolare svolgimento della partita di Serie D. Ma a seguito dell’iter in Tribunale, è arrivata l’assoluzione per non aver commesso il fatto.
Mitro, per le stesse accuse, è stato anche giudicato e sanzionato dalla Giustizia Sportiva con una inibizione a quattro anni. Per il legale, una condanna “errata”. Per questo motivo, si sta valutando una richiesta di revisione di quel processo sportivo.
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