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La nocività dei talk show, ovvero le “Baruffe chiozzotte”  in versione Tv spazzatura

Quando il grande Carlo Goldoni, nel 1762, scrisse le famose “Baruffe chiozzotte”, ambientate al contesto sociale veneziano dell’epoca, non poteva certo immaginare che, un giorno, sarebbero diventate involontariamente un format televisivo diffuso in tutto il mondo, con stili, modalità e denominazioni diversi. Si tratta di produzioni a basso costo, adatte in massima parte ad un target medio- basso, come la classica “casalinga di Voghera” di una volta, anche se non mancano le eccezioni, dove il tenore dell’eloquio è più “aulico” ed adatto ad una Audience più impegnata.

L’aspetto tragico di questo tipo di trasmissioni, che utilizzano lo stesso copione, è rappresentato dal fatto che hanno come comune denominatore il vilipendio ed il turpiloquio reciproco, sotto la supervisione dei “conduttori” sul libro paga  dell’emittente Tv privata, il cui proprietario è principalmente coinvolto in altri settori, e spesso a capo di un trust il cui doppio scopo è elevare l’audience (conditio sine qua non per attrarre pubblicità a pagamento), facendo nel contempo passare la linea editoriale dettata dall’imprenditore, ad es. parlando male del Servizio sanitario nazionale, in favore della Sanità privata (fenomeno meglio conosciuto come “conflitto d’interessi”). Insomma, la verità va a farsi benedire; basta che nell’Agenda setting i contendenti (leggasi invitati: sempre gli stessi giornalisti di testate ossimoriche che non vendono neppure una copia,  e i medesimi politici, spesso anche rinviati a giudizio, presenti in tutti i talk show, tanto da sembrare ubiquitari) si “scannino” senza freni inibitori, davanti alle telecamere, applauditi dalla claque a comando, che applaude tutto e il contrario di tutto, imitati poi dai “servitori della gleba” (telespettatori), i quali, come i cani di Pavlov, senza coscienza critica, da calandrini, introiettano e si rendono  replicanti del malcostume che imperversa anche su tutti gli altri mass media, vecchi e nuovi.

Si dà la colpa alla Scuola di questo degrado, ma è un crucifige immeritato da  questa agenzia educativa, sempre più demonizzata nel gioco dello scaricabarile. Forse sarebbe cosa buona e giusta, a questo punto,  impedire che almeno la Tv pubblica, insegua le Tv private sullo stesso “terreno”,  prendendo le distanze da tale modus operandi, valorizzando  ex novo le gloriose trasmissioni di servizio come “Mi manda Raitre”, programma inventato da Antonio Lubrano, ora condotto  dall’ottimo, coraggioso Federico Ruffo, in onda, scandalosamente, in orario dalle 9:00 alle 10:00, il sabato e la domenica mattina, anziché in prima serata come una volta: un’offesa al buonsenso e alla pubblica utilità, per le tematiche importanti che il valoroso conduttore propone ai telespettatori “con gli occhi chiusi”, non solo per l’orario. Poi, visto il degrado culturale, frutto avvelenato dell’americanizzazione della società dei consumi e dello scempio grammaticale della lingua nazionale, causato in concorso con i new media interattivi, non sarebbe male ripescare e riproporre, in prima serata,  “Non è mai troppo tardi” del maestro Manzi. Sarebbe un antidoto efficace al proliferare di trasmissioni populiste, frequentate da ultracrepidari che esacerbano gli animi e, pur di fronte a La Palice, all’unanimità, pur di non disturbare chi comanda, si ostinano a tabuizzare la parola ”genocidio” e, paradossalmente, a criminalizzare i pacifisti, in questo mondo alla rovescia, globalizzato, governato da guerrafondai senza scrupoli, dove,  da quasi un mese, tutti si affannano, senza ritegno, a condannare, senza appello, chi soffre di neoplasie, per una semplice foto ritoccata (sic!). Manca solo qualcuno che gridi: “al rogo, al rogo!”. Povera principessa Kate, su chi sarai costretta a regnare, se, come speriamo, riuscirai a sconfiggere la grave malattia che, per sfortuna, prematuramente, ti ha  colpita!

Ora, da noi, in agenda c’è l’accanimento contro la Preside della Scuola, multietnica, di Pioltello, in Lombardia, perché pro bono pacis  ha concesso, in accordo con il Consiglio d’Istituto, un giorno di chiusura per la fine del Ramadan, il 10 aprile prossimo. In tale plesso scolastico, infatti, nonostante il parere favorevole della maggioranza dei genitori e degli organi collegiali, apriti cielo: i contrari sono addirittura arrivati alle minacce ai docenti e al Dirigente scolastico, ignorando il fatto che, come da regolamento, in ambito di autonomia scolastica, il giorno “perso”, in realtà, sarà recuperato in altra data non configgente, per non intaccare il monte ore totale previsto dalla normativa ministeriale. Ma grazie (si fa per dire) agli onnipresenti fomentatori nei “talk”, purtroppo, neppure la giusta, autorevole nota di Mattarella, in soccorso di chi gli  aveva scritto per chiedergli aiuto in merito, è servita a calmare gli animi e chiudere la questione. Se questo è l’andazzo, che succederà con le prossime elezioni? Speriamo bene, ma, visti i prodromi poco incoraggianti, è il caso di ammonire, con prestito dantesco “aggiornato”: “lasciate ogni speranza oh voi che sperate …!”.

Prof. Domenico Calderone

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