Buona parte del territorio risente dell’assenza delle piogge dello scorso anno, quindi tutte le fioriture spontanee, come il rosmarino e la sulla, sono praticamente assenti, ad eccezione di piccole aree a macchia di leopardo, preziose almeno al sostentamento degli alveari, ma solo per pochi fortunati. Nel contempo, la registrazione di temperature sopra la media nei mesi invernali, ha scaturito fioriture precoci in tutto il settore ortofrutticolo, così gli agrumi, che rappresentano il primo raccolto importante di miele dell’anno, erano già in fiore nella seconda metà di Marzo, quando le famiglie non sono ancora pronte per salire a melario. Poi a metà Aprile la disfatta. Il brusco calo delle temperature ha letteralmente arrestato la produzione di nettare delle piante; fioriture di agrumi, poi fiori di acacia, poi ancora trifoglio, non sono stati neanche sufficienti a soddisfare il fabbisogno degli alveari più popolosi di api, che in alcuni casi hanno trovato la morte. Quindi si corre subito ai ripari, con alimentazione di soccorso per gli alveari e per i nuovi nuclei di api. Chi pratica apicoltura nomade sposta le api in altre aree, ma il risultato non cambia.
Il mese di Maggio è stato caratterizzato da picchi di caldo e un sostanziale deficit delle precipitazioni con condizioni di siccità di medio-elevata gravità, specie sul lungo periodo. In questo panorama ambientale l’andamento produttivo mostra una situazione piuttosto sconfortante, almeno fino a questo momento. Praticamente assenti i raccolti di miele primaverile precedenti le fioriture di acacia e agrumi, con qualche eccezione circoscritta a pochi areali su un limitato numero di alveari, dove è stato ottenuto qualche esiguo raccolto. I raccolti di acacia, miele fondamentale per il reddito delle aziende specialmente, risultano estremamente scarsi. Raccolti compromessi con rese molto basse anche per il miele d’agrumi.
Purtroppo anche il raccolto del miele di sulla ha dato risultati molto scarsi, talvolta per la mancata emergenza delle piante a causa della siccità invernale, talvolta perché nonostante la presenza di fiori non vi erano le condizioni per la produzione di nettare o per la bottinatura da parte delle api. Va sottolineato che per mantenere le famiglie in buone condizioni di salute e in grado di produrre, ma spesso anche per salvarle letteralmente dalla morte per fame a causa della totale assenza di flussi nettariferi, gli apicoltori sono dovuti intervenire con la nutrizione di soccorso, in modo continuativo e abbondante.
In alcuni areali, è stata segnalata una maggiore incidenza di patologie da stress nutrizionale. Il settore Apistico è letteralmente a terra, dopo due annate con produzioni ridotte le aziende hanno difficoltà a pagare gli stipendi, e i bilanci sono sempre più in perdita, costringendo molti apicoltori a chiudere o a ridimensionarsi. Siamo ben coscienti che lo Stato ha stanziato fondi per il rimborso dei premi assicurativi sui danni da eventi climatici, ma allo stato attuale nessun istituto vuole assicurare gli apicoltori e le loro produzioni. In questo scenario, l’Associazione Apicoltori Lucani vuole farsi da porta voce e stare vicino a chi in questo momento stenta a sorreggere le sorti della propria realtà imprenditoriale. Stiamo chiedendo un tavolo di crisi presso il dipartimento Agricoltura della Regione Basilicata per supportare e tutelare, almeno in parte, sia le produzioni che il patrimonio apistico.
Nicola Di Nuzzo
presidente dell’Associazione Apicoltori Lucani