A partire dal giugno di quell’anno persone proveniente dai paesi più poveri del continente africano, in transito attraverso l’Italia e diretti in Francia, si fermarono sulla linea di confine, riparandosi sugli scogli per oltre quattro mesi. Da quella esperienza nacque una favola allegorica, trasferita in un libro illustrato da Alice Tortoroglio: “L’immaginifica storia di Espérer” e uno spettacolo teatrale che guarda all’Europa del 2050. Dal 2016 la favola che trasforma il dramma dei migranti nell’utopia di un’isola senza confini, è diventato anche un progetto di partecipazione condivisa dal basso, tramite un simbolico certificato di esistenza, mentre lo spettacolo, partendo da Torino, si espande progressivamente in un tour nazionale che vede coinvolti le città di Genova, Benevento, Foggia, Lecce, Palermo e i Comuni di Cambiano, Casciana Terme, San Lazzaro di Savena (BO), San Sepolcro (AR), Carrara e Alessandria.
Espérer ha un’anagrafe, su cui potremmo trovare i nomi di milioni di uomini e donne partite dall’Italia verso il Belgio, la Francia, la Germania, ma anche Argentina, Stati Uniti e molti altri. Ancora oggi sono migliaia coloro che cercano l’isola fuori da questo paese, solo negli ultimi dieci anni oltre 82.000 italiani, giovani per lo più, si sono messi in movimento. Mentre altri uomini, donne e bambini cercano di raggiungere l’Europa attraverso il mediterraneo e la rotta balcanica con lo stesso disperato bisogno, spesso respinti da un’Europa che sembra non avere ancora compreso in questi ultimi trent’anni come gestire flussi, risorse e possibilità, ma soprattutto le storie di coloro che stanno arrivando. Ma Espérer parla ai giovani perché gli abitanti dell’isola che c’è sono quei ragazzi e ragazze bisognosi di un “Certificato di esistenza” verso Espérer per ricominciare a sognare.
Questa iniziativa rientra nel programma “migrAzioni 2024” organizzato dalla Fondazione Città della Pace per i Bambini Basilicata che si propone di celebrare la “Giornata mondiale del rifugiato” nell’ambito delle attività di accoglienza dei progetti SAI con mostre fotografiche, documentari, eventi culturali e sportivi. Dal 13 maggio fino al 28 giugno sono coinvolti gli abitanti di diversi centri della Basilicata che ospitano i rifugiati per ricordare che nel 2023 oltre 117 milioni di persone sono state costrette a fuggire per guerre e persecuzioni secondo i dati dell’UNHCR.
L’ingresso è libero fino ad esaurimento dei posti.
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