‘Non c ‘e’ più tempo. Occorre superare le logiche di accoglienza dei centri di permanenza per il rimpatrio al fine di garantire diritti e dignità alle persone straniere”. Per la cooperativa sociale “Adan” dinanzi “a quanto si apprende dalla stampa sulla morte del giovane diciannovenne ed alla luce delle inchieste in corso è il momento di mettere in campo azioni sinergiche per dare risposte alle problematiche dei flussi migratori attraverso il superamento del sistema Cpr per creare condizioni politiche e sociali che contemplino libertà, diritti ed integrazione. Questa è la nuova sfida per costruire insieme un nuovo sistema di accoglienza attraverso una nuova legislazione per una comunità che sia in grado di accogliere”.
La cooperativa Adan è impegnata nel progetto “Persone, non schiave” e ha sottoscritto con la Prefettura un protocollo di intesa a sostegno delle vittime di tratta e sfruttamento.
Prof. Domenico Calderone
Povero ragazzo, colpevole solo di essere nato in una famiglia povera africana e di aver osato cercare fortuna da noi: vade retro Satana!Tutto ciò succede perché l’acronimo CPR (Centro di permanenza per il rimpatrio) rievoca il vecchio servizio militare, dove tale sigla aveva un suono sinistro: Cella/camera di punizione di rigore. Era una punizione inflitta da un ufficiale al militare “colpevole” di qualche mancanza ritenuta grave. Aveva la durata di 10 giorni, e il punito doveva essere privato della cintura dei pantaloni e delle stringhe delle scarpe. Aveva diritto a solo 1 ora d’aria al mattino e al pomeriggio, sotto stretto controllo di guardia armata. Ovviamente, come giaciglio, non il comodissimo materasso di gommapiuma, ma un durissimo tavolaccio. Corsi e ricorsi storici di G.B. Vico, attualizzati da un governo orwelliano. Vergogna!
Dr. Giuseppe Giannini
La pessima gestione delle politiche migratorie della fortezza Europa, che tra spinte mercantilistiche (lo sfruttamento lavorativo) e derive reazionarie (il nazional-populismo) si rifugia dietro gli acronimi (CPR-CIE-CARA ecc.) per nascondere, rinchiudere, e maltrattare i bisognosi. L’inciviltà dei popoli obnubilati dall’individualismo più sfrenato.
Le tristi cronache di questi decenni ci raccontano di torture,naufragi, privazioni di ogni diritto, e morti. Spesso la custodia nelle mani dello Stato ne fa venir fuori tutti gli abusi, pensiamo ad esempio alle condizioni di chi è detenuto in carcerare, che tra sovraffolamento, angherie e pestaggi confermano l’eccezionalità di misure disumane come lo specchio di un sistema ingovernabile. Il cui business si basa proprio sulle inefficienze. Allora lancio una provocazione: data la discriminazione linguistica operata dalla stessa UE, che distingue tra l’accoglienza per i fuggitivi ucraini e la trattazione securitaria delle migrazioni per tuti gli altri ( come se costoro non fuggissero, come i bianchi vicini dei russi, da guerre, bombardamenti ed altre situazioni al limite), visto il razzismo istituzionalizzato, perché non rinchiudere sine die anche chi proviene dall’Ucraina?