A luglio 2024 il costo del credito per le imprese è del 5,34% (era 5,33% a giugno), superiore di 28 punti base al tasso medio di 5,06% (era 5,07% a giugno) rilevato nell’Eurozona e risultando superiore al costo registrato nei maggiori paesi europei. Nei due anni di stretta monetaria le imprese italiane hanno visto salire gli oneri finanziari sui prestiti di 371 punti base, 48 punti in più dell’incremento di 323 punti registrato in Eurozona. Le tensioni sul costo del credito riducono la domanda di prestiti delle imprese, i quali in Italia a luglio sono in flessione del 4,1% su base annua, mentre nell’Eurozona si rileva un aumento dello 0,6%.
Gli ultimi dati disponibili sulla dinamica trimestrale del credito per dimensione d’impresa e territorio relativi a marzo 2024 evidenziano che i prestiti alle micro e piccole imprese fino a 20 addetti in Basilicata diminuiscono dell’8,5%, rispetto a -3,8% del totale delle imprese lucane, peggiorando rispetto al -7,6% di dicembre 2023. Secondo le analisi di Confartigianato, i prestiti alle imprese italiane registrano la performance peggiore con un calo del 3,5% su base annua mentre nell’Eurozona si rileva un aumento, seppur modesto, pari allo 0,3%. Nel nostro Paese, il calo prosegue da febbraio 2023.
In parallelo, gli investimenti delle imprese nel primo trimestre del 2024 calano del 2,7% su base annua, mentre nel secondo trimestre del 2024 gli investimenti in impianti e macchinari, privati e pubblici, scendono del 2,8%. La frenata degli investimenti compromette ogni processo di transizione verso digitale e green.
Pertanto, per Confartigianato la decisione sui tassi è di particolare rilievo per le piccole imprese, maggiormente penalizzate dal caro-tassi durante la stretta monetaria, sia per le scelte di investimento che per i maggiori oneri finanziari.