La Basilicata dei paradossi: si estraggono petrolio e gas naturale per la nazione, ma da noi i carburanti alla pompa costano più che altrove. Si esporta acqua potabile in Puglia, ma i rubinetti lucani restano a secco!

Mentre la TGR Basilicata annuncia altri giorni di sospensione della fornitura di acqua potabile, in alcune decine di paesi lucani, per ironia della sorte, il postino mi recapita una lettera dell’Associazione internazionale “Amref Health Africa”, dove mi si illustra la situazione catastrofica in cui versa l’Africa, a causa dell’annosa carenza idrica, esacerbata dalla rarità crescente delle piogge su tutto il continente nero. E non è tutto. Infatti, la missiva, corredata con foto drammaticamente eloquenti, informa anche che nel mondo muoiono 1200 bambini “nello stesso momento in cui bevono un sorso d’acqua, per la prima volta nella loro fragile esistenza. ” Nei Paesi come il Kenya, ad es., dove l’80% del territorio viene classificato come arido, si muore perché la sete vince e si finisce con il bere l’acqua malsana di pozzi e stagni desolati, insieme al bestiame e agli animali selvaggi. L’acqua sporca conosce molti modi per uccidere:  tifo, colera, scabbia, tracoma ecc. Ma l’arma preferita da questo killer implacabile è la  diarrea. Da sola, essa causa oltre l’11%  della mortalità infantile nei Paesi dell’Africa sub-sahariana”.

La lettera si avvia alla conclusione  dicendo: “Garantire acqua pulita alle comunità rurali più emarginate dell’’Africa orientale è solo uno dei tanti obiettivi che Amref  persegue, da oltre 60 anni, per salvare milioni di piccole vite”. Per converso, in Europa, l’acqua non manca e, a causa dei cambiamenti climatici, quelli che una volta erano semplici temporali, ora sono tifoni o tornado: fenomeni meteorologici tipicamente tropicali. Non a caso si parla di tropicalizzazione del nostro clima mediterraneo. I ghiacciai si sciolgono senza soluzione di continuità e fanno innalzare, inevitabilmente, il livello degli oceani e, quindi, dei mari e a farne le spese sono in primis i Paesi insulari e peninsulari.

L’Italia è uno di questi, con i suoi 7500 Km  di coste. Lo vediamo in questi giorni, quello che sta succedendo nelle Marche, in Romagna e Toscana. Insomma, dopo un’estate super siccitosa, ora la nostra penisola si trova letteralmente sott’acqua, con le infrastrutture che non reggono all’urto violento e prolungato di masse d’acqua che tracimano dai loro alvei naturali, quasi sempre cementificati e resi acceleratori del flusso. Gli effetti ce li mostra impietosamente la Televisione, onnipresente sui luoghi disastrati. E in Basilicata come siamo messi? La nostra regione, come tutti sanno, esporta tanta acqua in Puglia e parecchie migliaia di barili di petrolio greggio e metri cubi di gas al giorno verso la nazione ma, paradossalmente, alla pompa di benzina e del gas, il  pieno costa di più che in tutte le altre regioni italiane, e l’acqua è razionata in alcune decine di paesi, perché il territorio lucano è franoso e la rete idrica, che, quasi sempre, corre pericolosamente parallela a quella fognaria (fonte primaria di batteri pericolosi come l’enterococco o l’Escherichia coli) , è il caso di dire, fa acqua da tutte le parti, lasciando a secco i rubinetti domestici. Sì, perché da un’indagine della trasmissione “Mi Manda Raitre” di qualche settimana fa, mai smentita da nessuno, è emerso che tutti gli acquedotti italiani, a causa della loro fatiscenza, perdono oltre il 50% dell’acqua potabile trasportata, e la Basilicata è primatista con oltre il 60% (sic!). Certo, in compenso ci sono le eccellenti acque minerali del Vulture; ma esse costano molto di più dell’acqua del sindaco. Si dirà che costano,  perché fanno bene: sì, specialmente a chi le rivende!

Prof. Domenico Calderone

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