La lettera si avvia alla conclusione dicendo: “Garantire acqua pulita alle comunità rurali più emarginate dell’’Africa orientale è solo uno dei tanti obiettivi che Amref persegue, da oltre 60 anni, per
L’Italia è uno di questi, con i suoi 7500 Km di coste. Lo vediamo in questi giorni, quello che sta succedendo nelle Marche, in Romagna e Toscana. Insomma, dopo un’estate super siccitosa, ora la nostra penisola si trova letteralmente sott’acqua, con le infrastrutture che non reggono all’urto violento e prolungato di masse d’acqua che tracimano dai loro alvei naturali, quasi sempre cementificati e resi acceleratori del flusso. Gli effetti ce li mostra impietosamente la Televisione, onnipresente sui luoghi disastrati. E in Basilicata come siamo messi? La nostra regione, come tutti sanno, esporta tanta acqua in Puglia e parecchie migliaia di barili di petrolio greggio e metri cubi di gas al giorno verso la nazione ma, paradossalmente, alla pompa di benzina e del gas, il pieno costa di più che in tutte le altre regioni italiane, e l’acqua è razionata in alcune decine di paesi, perché il territorio lucano è franoso e la rete idrica, che, quasi sempre, corre pericolosamente parallela a quella fognaria (fonte primaria di batteri pericolosi come l’enterococco o l’Escherichia coli) , è il caso di dire, fa acqua da tutte le parti, lasciando a secco i rubinetti domestici. Sì, perché da un’indagine della trasmissione “Mi Manda Raitre” di qualche settimana fa, mai smentita da nessuno, è emerso che tutti gli acquedotti italiani, a causa della loro fatiscenza, perdono oltre il 50% dell’acqua potabile trasportata, e la Basilicata è primatista con oltre il 60% (sic!). Certo, in compenso ci sono le eccellenti acque minerali del Vulture; ma esse costano molto di più dell’acqua del sindaco. Si dirà che costano, perché fanno bene: sì, specialmente a chi le rivende!
Prof. Domenico Calderone