Pensionati Cia-Agricoltori: “Irrisorio l’aumento delle minime di tre euro”. In Basilicata le situazioni più difficil

La signora Antonia, coltivatrice diretta, vive con la pensione minima di 611,77 euro al mese. “Mi aumenterà di 3 euro lordi cioè 2,23 nette. Non mi bastano per comprare il pane per un giorno”: è la sua testimonianza a spiegare la posizione di netta contrarietà dell’Anp, l’Associazione Nazionale Pensionati della Cia-Agricoltori.” Proprio quando – sottolinea – è l’Inps a certificare una perdita del potere d’acquisto del 15,7% delle pensioni. L’effetto è che in tanti, pensionate e pensionati, siamo  costretti a continuare a lavorare nei campi per garantirci una vita con minori privazioni e aiutare figli e nipoti”.  Anp-Cia aggiunge: se sono stabili gli importi dovuti alle indicizzazioni, nulla cambia per l’opzione donna che resta penalizzante per le lavoratrici, mentre non vi è nessun riconoscimento di lavoro usurante per gli agricoltori, né alcuna prospettiva per i giovani che non riusciranno così ad avere una pensione dignitosa.

 Nelle aree rurali della Basilicata e del Sud – evidenzia l’Anp – si vivono le situazioni più difficili: se in Italia quasi un pensionato su due vive con meno di 1.000 euro al mese, nelle nostre campagne la media percepita si abbassa notevolmente, ed è proprio qui che si registra la massima concentrazione di pensioni minime, poco sopra la soglia di 500 euro mensili e quasi il 70% delle pensioni in Basilicata presentano importi sotto i 1.000€ mensili, oltre alla netta differenza in negativo riguardo gli importi medi percepiti dai pensionati lucani  che relega le nostre Province fra quelle con importi minori a riprova della modesta qualità assicurativa nei periodi di lavori. Per non parlare dei pensionati che vivono nelle zone di campagna i quali risentono in misura più pesante dei  “morsi” della crisi inaspriti dal disagio sociale, soprattutto per gli ultrasessantacinquenni, che pagano la nota carenza di servizi socio-assistenziali. 

Sulla sanità, secondo Anp-Cia, il Governo ha scelto di non scegliere, malgrado sia sotto gli occhi di tutti il costante peggioramento del sistema, anche nelle Regioni dove i servizi erano notoriamente più efficienti.  C’è preoccupazione generalizzata sul versante delle politiche sociali, a causa dei tagli lineari previsti per gli enti locali, mentre resta al palo l’attuazione della legge sulla non autosufficienza, ancora priva di risorse idonee e di incertezze normative.

La proposta di Legge di bilancio non affronta in nessun modo la questione sociale del Paese, nonostante il dato sulla povertà delle persone sia in continuo aumento. Anp-Cia ricorda, inoltre, come una grande percentuale di pensionati e anziani con pensioni basse si registri soprattutto nelle aree interne, che sono fortemente carenti di servizi. Serve, dunque, un’azione forte per intervenire nel percorso parlamentare e fare quelle modifiche necessarie ai bisogni delle persone e alle vere esigenze del Paese.  Politiche sociali ed economiche devono viaggiare assieme: per il rilancio delle aree interne e rurali servono politiche attive del lavoro e servizi sociosanitari utili allo sviluppo dell’economia.

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