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Come cambierà il panorama delle scommesse sportive con la riforma dei PVR

L’Esecutivo Meloni ha ormai da tempo avviato l’iter di riforma del gioco d’azzardo. Ma, contestualmente, ha aperto un fronte di scontro con gli operatori di settore, consapevoli che la riforma tenda perlopiù a limitare il raggio d’azione del gioco d’azzardo.

Il Decreto sul gioco online è già pronto sarà accompagnato dalle novità della Legge di Bilancio 2025, che porta con sé delle novità. L’articolo 66 per esempio abroga il fondo ad hoc e l’Osservatorio per il contrasto al gioco patologico: un autogol che cancella dieci anni di normativa e battaglie contro la ludopatia. Il contrasto era cominciato nel 2015, con un fondo da 50 milioni di euro. Oggi tutto vanificato.

La nuova legge porta a confluire in un unico fondo e in un unico Osservatorio tutte le forme di dipendenza. Meno risorse, meno attenzione alle patologie e soprattutto una pericolosa generalizzazione che rischia di aggravare una situazione già pericolosa. Ma la questione più spinosa rischia di ridisegnare gli equilibri di uno dei rami più importanti del settore gioco in Italia: quello delle scommesse sportive.

La questione destinata a far discutere ancora ed oltre è quella legata ai PVR, i punti vendita ricariche. L’iscrizione all’albo PVR, in scadenza lo scorso 18 novembre, è stata prorogata alla luce delle difficoltà riscontrate dagli operatori per completare l’iter. L’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli ha riconosciuto la proroga senza toccare il limite di ricarica settimanale, fissato a 100 euro in contanti di ogni singolo conto di gioco online già attivo.

Una decisione, questa, che rischia di penalizzare tutto un indotto. Il presidente dell’Associazione Gestori Scommesse, Pasquale Chiacchio, ha parlato chiaramente: senza ulteriori proroghe il sistema rischia di paralizzarsi e cadere ancora di più nell’alveo del dubbio.

Gli ha fatto eco Pasquale Genovese, numero uno dell’Unione Italiana Tabaccai: censire i PVR, a suo parere, è giusto ma non è coerente che si iscrivano anche i tabaccai, già concessionari di Stato. Inoltre il pagamento di 100 euro per l’iscrizione nel 2024 – e cioè per poco più di un mese – vessa ulteriormente una categoria già vessata a dismisura.

Sono certamente problemi di ordine legislativo, ma a questi subentrano problematiche di natura economica: da anni la filiera chiede una rivisitazione dell’imposizione fiscale, una tassazione sul margine, così come avviene per altri segmenti di gioco. Un cambio di status economico migliorerebbe l’industria ed anche le finanze dell’Erario.

Si palesa dunque la necessità di creare un contesto sostenibile, per permettere di operare le riforme necessarie per dare stabilità e certezze all’industria e generare anche nuove entrate. Trovando nuove risorse, ma anche nuova linfa per le concessioni, su cui impazza un’altra querelle. La sensazione è che il mondo del gioco sia arrivato ad un bivio, davanti al quale sarà difficile tornare indietro.

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