E’ stato un 2024 con segnali moderatamente positivi sul fronte del mercato del lavoro, almeno per ciò che riguarda le assunzioni previste: 40.760, con 4.810 unità in più rispetto al 2023. Lo rivela
Su quali profili si sono concentrate le ricerche delle aziende? Soprattutto su professioni qualificate nel settore commerciale e nei servizi (11.470 assunzioni), poi su operai specializzati (8.470) e su professioni non qualificate (6.900), seguiti da conduttori di impianti e operai di macchinari fissi e mobili (6.100), professioni tecniche (3.700), impiegati (2.570) e dirigenti, professioni intellettuali, scientifiche e con elevata specializzazione (1.550).
Il dato che fa maggiormente riflettere è la tipologia di contratti che sono stati somministrati: per quanto riguarda i lavoratori dipendenti delle aziende, prevale il tempo determinato (vi ha fatto ricorso il 66,1% delle imprese, facendo registrare ben dieci punti più alti della media nazionale), contro appena il 13,1% di tempo indeterminato: una quota più bassa rispetto ai contratti stipulati al Centro-Sud (14,5%) e alla media italiana, che si attesa al 18,6%.
Da notare anche il calo delle assunzioni dei giovani (under 30), che passa dal 28% del 2023 al 26% del 2024, e le difficoltà di reperimento – il disallineamento tra domanda e offerta –: la forbice più ampia si registra nelle professioni tecniche (54,6% di difficile reperimento), seguita dalle professioni intellettuali (53,9%) e dagli operai specializzati (53,7%), a dimostrazione che questo mismatch è ormai trasversale ed evidenzia le difficoltà delle imprese nel reperire le figure professionali richieste, il che investe i piani dell’orientamento, della formazione, del sistema dell’alternanza scuola-lavoro e di quello culturale. Come tutte le sfide di sistema, occorrerà il coinvolgimento di tutti gli attori affinché questo disallineamento possa mitigarsi nel prossimo futuro.