Anche lo studio della Bibbia non è sbagliato, se inteso come motore culturale per combattere l’analfabetismo non solo di ritorno ma anche di andata (come fece Martin Lutero in Germania, nel XVI sec. per combattere il loro analfabetismo diffuso). Pensate, che in una recente puntata della trasmissione culturale di Rai 3 ”La biblioteca dei sentimenti”, alla domanda della conduttrice Greta Mauro ai compartecipanti del programma: “Chi di voi si ricorda quanti sono i giorni dell’anno?”, il noto paesologo Franco Arminio rispondeva deciso: “Io lo so: sono 330!”. E come se non bastasse, qualche giorno dopo, la (non il ) Presidente del Consiglio, accusata dalla stampa di non rispondere ai giornalisti, affermava davanti alle telecamere: “Non è vero che io sfuggo alle domande dei giornalisti. Ho fatto fare una stima dai miei uffici, ed è risultato che nel 2024 ho risposto a 350 domande, che fanno quasi 1,5 al giorno!” (sic!). Ma per salvare l’Italia dall’ignoranza che avanza, occorre investire più risorse nella Scuola
Nell’epoca della globalizzazione forzata e della pericolosa intelligenza artificiale, è anacronistico far finta che gli altri non ci siano, cercando di ignorarli. La Riforma di cui sopra, sembra prevedere anche lo studio delle poesie ” mandandole a memoria”, nella Scuola Primaria, i cui obiettivi di apprendimento dovrebbero essere: “imparare a scrivere bene, attraverso semplici filastrocche e scioglilingua a memoria, ma anche primi accenni di epica classica, mitologia greca e orientale e saghe nordiche” sic! Se le informazioni ricevute dalla televisione e dai giornali sono queste, temo che ci sia un po’ di confusione tra gli esperti che hanno scritto queste bozze di “Riforma”. Perché, va bene imparare a memoria le poesie di Leopardi e Pascoli (tanto di cappello!), ma come si fa a parlare di “epica classica, mitologia greca e orientale” con bambini dai 6 ai 10 anni? E poi, in aggiunta, di cruenta mitologia nordica: dei Nibelunghi, delle Valchirie, di Beowulf et al.? Si tratta di argomenti di Filologia germanica che si studiano all’Università! Per favore, non scherziamo con il mondo infantile, specie nella delicata fase di psicosviluppo evolutivo! La didattica è un’arte seria che non si può fondare sulla paura. In un Paese dove non si sa nemmeno che l’anno ha 365 giorni (e, ad es., tutti dicono e scrivono: “i stati uniti d’America; mia mamma; ai bambini gli ho … ; a mia moglie gli ho …), sarebbe meglio ritornare piuttosto all’abbecedario e alla sana lettura di “Cuore” e “Pinocchio” di una volta. L’educazione e la grammatica ne guadagnerebbero e Jean Piaget, se fosse vivo, ringrazierebbe!
Prof. Domenico Calderone