Sotto i riflettori dello spettacolo dal vivo sul palcoscenico la luce degli artisti non è la stessa. Ci sono cantanti, band, musicisti di cosiddetta “fascia media” che risentono di più della crisi legata al calo di vendite della discografia e a tanti altri fattori. Di questo segmento di mercato di spettacolo – che in Basilicata rappresenta forse oltre il 90% – si occupa esclusivamente il Festival di Potenza, vetrina nazionale che si avvia alla 14esima edizione in programma il 29 novembre prossimo (Auditorium Conservatorio del capoluogo). Per noi – spiega Mario Bellitti, direttore artistico – ogni edizione è sempre l’occasione per “testare” il mercato, promuovere emergenti e professionisti che comunque non possono contare su cachet sostanziosi e su produzioni che siano in grado di garantire tournée e un numero soddisfacente di spettacoli. Una platea di professionisti che per vivere devono fare anche altro. La Siae insiste sul fatto che il settore della musica di consumo nel nostro Paese va fortissimo, con un aumento del volume d’affari nel giro di un anno di quasi un terzo (il 29,65%), un dato che però non analizza nel dettaglio una situazione dove i big continuano a mietere successi, con cachet intoccabili, e la fascia media di artisti/concerti soffre terribilmente. Una situazione a due “facce” e che riguarda direttamente anche il pubblico, i consumatori finali dello spettacolo i quali, soprattutto da noi, hanno poche opportunità di assistere ai concertoni dei big. Noi anche in sinergia con l’Asmea, l’associazione di categoria degli operatori di spettacolo – continua Bellitti – vogliamo consolidare la cosiddetta “fascia media” che è quella che decisamente ha più possibilità di lavorare in feste, eventi pubblici e privati. Il nostro motivo di orgoglio è che in 14 anni di attività del Festival abbiamo offerto quella “famosa” chance ad almeno 80-120 artisti che ogni anno riescono a realizzare una media di 20-30 spettacoli a testa. Poi c’è il problema non secondario della produzione. Con la tecnologia si potrebbero fare progetti continui, solo ad avere le idee. Ma se vuoi avere standard alti di qualità si va incontro a costi elevati: chi fa musica si diverte ma deve anche vivere, se lo fa per mestiere deve essere remunerato, altrimenti è un amatore. Un tempo era costosissimo registrare, oggi la tecnologia aiuta ma i costi ci sono sempre, sono solo diminuiti. Su questo il Festival gioca un ruolo importante attraverso il “format” di prodotto televisivo condensato in due puntate di circa 1 ora e mezza ciascuna che vengono trasmesse da oltre 80 tv del Circuito Fox Production. Un’ulteriore opportunità per chi partecipa di vera promozione che se affrontata con i propri mezzi economici sarebbe impossibile da sostenere, o almeno non per tutte le tasche. Sono tutte queste le ragioni per le quali nell’evento finale del Festival, al termine di un lavoro di un anno, non ci sono i big. La nostra – conclude il direttore artistico – è una scommessa continua che parte da una convinzione: la musica dal vivo è sempre attraente e per il pubblico non ha distinzione tra big e fascia media.