Le donne di tutto il mondo hanno bisogno di seguire un’alimentazione differenziata. Tutt’altra cosa di diete dissociate o comunque di dimagrimento. Secondo stime del FAO (Food and Agriculture Organization delle Nazioni Unite) in tutto il globo, attualmente, si contano 805 milioni di persone sottonutrite. La maggior parte di queste vivono nei Paesi in via di sviluppo. A queste cifre vanno poi aggiunte circa 2 miliardi di donne che seguono una dieta con una bassa percentuale di ferro e vitamina A e pertanto inadeguata e preoccupante per il loro stato di salute. E sono donne che non vivono solo nelle aree rurali o alle periferie di metropoli in stato di povertà ma anche da noi in Basilicata e, in maggior numero, nel Mezzogiorno. Per migliorare la propria alimentazione è quindi necessario che le donne aumentino la varietà dei cibi, scegliendo alimenti appartenenti a gruppi diversi. Di qui il progetto FANTA messo a punto da ricercatori internazionali diretto a verificare se le quantità di alimenti ingeriti dalle donne corrisponde alle loro reali necessità e si concentra in modo specifico sui micronutrienti. Donne in campo, associazione delle imprenditrici agricole della Cia Basilicata, condivide il progetto , sottolineando che la biodiversità agricola può svolgere un ruolo essenziale per una dieta sana e, in modo particolare, può essere di grande aiuto per l’alimentazione di donne e bambini.“Sono temi – sottolinea Matilde Iungano, presidente Donne in Campo Basilicata – che ci trovano particolarmente attente e sensibili perché non riguardano solo le donne dei Paesi in via di sviluppo. Da noi insieme alla carenza o insufficienza di alcune proteine, che non è affatto da sottovalutare, c’è il problema del “cibo spazzatura”. Tutto ciò mentre le aziende agricole femminili trovano una propria specificità nel tema della sostenibilità ambientale, sono orientate all’agricoltura biologica e al recupero delle antiche tradizioni culinarie o di prodotto del mondo contadino. Ecco perché le imprenditrici agricole della nostra associazione s’impegnano molto a creare e mantenere contatti diretti con i consumatori: spiegano loro esattamente come viene ottenuto quel prodotto agricolo o l’eventuale utilizzo in cucina e nell’alimentazione. Una filiera produttiva e culturale rigorosamente intrecciata. Non a caso, le donne della nostra associazione coltivano principalmente frutta e ortaggi per la trasformazione e la vendita diretta. Hanno piccoli allevamenti di animali da cortile e capre o vacche. Trasformano in proprio il latte. Gestiscono anche, in alcune realtà territoriali, aziende di medie grandi dimensioni, vitivinicole o di produzione industriale, serre o pomodoro da industria. Insomma, a far la differenza, in agricoltura come in tanti altri settori, è la diversa sensibilità, la cultura, il modo di approcciarsi alla quotidianità e alla vita in generale”.