“Quello che sta accadendo all’azienda Codra Mediterranea di Pignola con l’assalto e la devastazione dei cinghiali che mettono in ginocchio il Centro di biodiversità, un’importante struttura di riferimento per il mondo agricolo, conferma che l’emergenza ugulati in Basilicata non è mai finita”. Ad affermarlo è la Cia lucana che aggiunge: è da anni che rinnoviamo l’allarme perché la fauna selvatica è fuori controllo, minaccia i campi coltivati, gli allevamenti ma anche la sicurezza dei cittadini. Il conto dei danni è già salato, il fenomeno non ha ancora trovato soluzione da parte delle Istituzioni. Ed è di ieri la segnalazione da Terranova del Pollino dell’assalto di lupi ad alcune pecore. In piena stagione invernale i lupi del Pollino scendono a valle per raggiungere le aziende zootecniche. Gli animali selvatici sono troppi, in particolare i cinghiali. Siamo in presenza in Basilicata di circa 123mila cinghiali (uno ogni 4,5 abitanti), di cui 23mila abbattuti nel corso dello scorso anno. “Da anni e attraverso petizioni popolari che hanno avuto il sostegno di 6mila agricoltori ed allevatori – sottolinea la nota della Cia – sosteniamo che sia necessario scindere la questione dei danni da fauna selvatica e inselvatichita dell’attività venatoria e quindi dalla riforma della L.157/92. E´ dunque importante la presentazione di una proposta legislativa ad hoc che comprenda la riforma del sistema di risarcimento dei danni, le attività preventive di conservazione dell´ambiente e le azioni ordinarie e straordinarie tese al contenimento delle specie dannose. Chiediamo dunque alla politica e all’istituzione regionale una sforzo maggiore: chiediamo che il Piano di controllo venga messo in atto con urgenza e senza più remore. Alle autorità competenti chiediamo che si facciano carico, questa volta, non solo della voce degli agricoltori ma anche di chi vive nelle aree popolate da questi animali che si ritrovano lungo le strade provinciali provocando incidenti. Continuare così non è più pensabile, questa è una nota amara che si va ad aggiungere alle tante, troppe difficoltà ancora aperte per le aziende agricole. Per questo anche se sappiamo di incorrere in critiche amare proponiamo che si proceda ad un piano di contenimento anche nelle riserve o nei Parchi come accade per l’area di Pignola che ricade nel Parco Nazionale Appennino Lucano. La nostra non è una battaglia inconsulta contro questi animali – conclude la nota – il nostro è un grido di allarme fatto da una categoria che da anni è in ginocchio e che chiede solo di poter continuare a lavorare e a garantire un futuro alle proprie famiglie e prodotti di qualità ai consumatori.”