Si è presentato in cravatta come promesso 4 anni fa, se l’azienda avesse raggiunto l’azzeramento del debito. E, a Balocco, in Piemonte, per la presentazione del piano quinquennale del gruppo (investimento di 45 miliardi di cui 9 per l’elettrico e 26 modelli), l’ad Sergio Marchionne ha annunciato che «Fca azzererà entro giugno l’indebitamento netto» e che «in Italia non chiuderà stabilimenti, non manderà a casa nessuno. A Pomigliano ci sarà una vettura di gamma superiore, per Mirafiori è tutto da vedere. Valutiamo dove produrre la 500 elettrica, forse in Italia. Per lo scorporo di Magneti Marelli, speriamo di farlo entro la fine dell’anno. Ma non so cosa succederebbe se arrivasse qualcuno con un assegno…». Ma la giornata ha portato altre novità, alcune sullo stabilimento di Melfi (Potenza) della Fca. La 500X, già prodotta in Basilicata, sarà proposta in versione ibrida. Marchionne ha confermato le voci secondo cui in Italia il gruppo realizzerà solo vetture di segmento alto, come i suv, spostando all’estero le utilitarie. Nei prossimi 5 anni, inoltre, saranno lanciati due nuovi modelli di Jeep all’anno. E Melfi si candida a realizzarne uno in modo da sostituire la vecchia Fiat Punto, che andrà in pensione entro l’estate. Dalla Fismic, del resto, fanno sapere che il nuovo suv prodotto in Basilicata potrebbe essere, come ci suggerisce il segretario regionale Pasquale Capocasale, un restyling della Jeep Compass. Vedremo, quali saranno i reali sviluppi. «È un piano solido e coraggioso. Ma è molto più di un business plan: a livello di brand i nostri messaggi si concentrano su Jeep, Ram, Maserati e Alfa Romeo che rappresentano la parte più significativa dei nostri ricavi e dei nostri utili», ha detto Marchionne. «Il nostro viaggio – ha ricordato – è iniziato proprio qui a Balocco, nell’estate del 2004, in uno dei capitoli più bui della storia di Fiat. Con l’eccezione della crisi globale del 2008, abbiamo sempre raggiunto i nostri target finanziari». Per Melfi, comunque, è fondamentale la realizzazione di un nuovo modello, anche perché tra pochi mesi i 900 dipendenti addetti alla produzione della Punto si ritroveranno senza un ruolo in fabbrica, con il rischio di finire in cassa integrazione. Ripercussioni, tra l’altro, potrebbero interessare anche i tanti giovani assunti negli ultimi tre anni con i contratti a tutele crescenti. I sindacati lucani, intanto, commentano le dichiarazioni di Marchionne. «Sono state confermate – dice il segretario generale della Fismic Confsal, Roberto Di Maulo – le nostre anticipazioni. Il piano sembra disegnare una concentrazione dell’azienda su vetture premium e suv con la conseguente riduzione della costruzione di utilitarie in Italia». «Le dichiarazioni di Marchionne, come 4 anni fa – sottolinea il segretario regionale della Fiom, Roberto D’Andrea – parlano di valorizzazione del marchio, aumento degli utili dei ricavi, risanamento finanziario del gruppo: ma oltre a questo serve discutere di cosa e di dove Fca farà le proprie produzioni. lavoratori attendono risposte». I segretari regionali di Uil e di Uilm, Carmine Vaccaro e Marco Lomio, parlano di «grande occasione per poter fare della piattaforma di Melfi lo snodo centrale delle politiche di Fca. Finalmente, dopo mesi di incertezze e preoccupazioni, confidiamo con dati di fatto più rassicuranti che il futuro degli stabilimenti italiani, in particolar modo quello lucano, sarà sempre più centrale nelle politiche produttive ed occupazionali di Fca». «Il piano industriale di Fca – commenta il segretario generale della Fim-Cisl, Gerardo Evangelista – conferma l’implementazione dei nuovi modelli in Italia: questo ci fa guardare con fiducia alla possibilità di saturare tutti gli impianti per garantire la piena occupazione».
Fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno