“Ama le nuvole, le macchine, i libri, ma prima di tutto ama l’uomo. Senti la tristezza del ramo che secca, dell’astro che si spegne, dell’animale ferito che rantola, ma prima di tutto senti la tristezza e il dolore dell’uomo” (il poeta Nazim Hikmet). I bambini non conoscono le regole della grammatica formale, ma applicano la grammatica del cuore e compito degli adulti è quello di stimolare quest’uso e non di formalizzare o frenare entro canali prefissati. E’ anche per questo che continua il mio viaggio come Presidente del Comitato Provinciale Unicef di Potenza nelle scuole della Basilicata per incontrare i bambini e i ragazzi e i loro insegnanti. Avvio con loro la proposta educativa di Scuola Amica Unicef “Non perdiamoci di vista” che, attraverso l’educazione emozionale, vuole prevenire bullismo e cyberbullismo. E’ per questo che ho chiesto ai piccoli di delle classi prime delle scuole primarie Albini-Stigliani dell’Istituto Comprensivo “Giacomo Leopardi” di Potenza e a tutti gli alunni della scuola primaria di San Cataldo, che fa parte dell’Istituto Comprensivo “Bella-San Cataldo”, di portare a scuola un “oggetto del cuore. Lunedì 18 febbraio sono stato a Potenza e martedì 19 ho incontrato la scuola primaria di San Cataldo. Ho chiesto un “luogo neutro” non l’aula e ho avuto a disposizione la biblioteca a Potenza e un angolo della sala mensa a San Cataldo. Naturalmente per guardarsi negli occhi, seduti in cerchio, dandosi la mano, non bisogna essere in troppi. L’atmosfera “magica” si crea solo se non vi sono distrazioni. E il gioco della verità prende tutti, piccoli e grandi, che a turno, senza interruzioni, senza “pre-giudizi” si raccontano. Educare all’empatia è anche educare a sentire la tristezza e il dolore dell’uomo, comuni ad ogni uomo, nutrire l’intelligenza emotiva e sviluppare sensibilità e competenze, come afferma l’art. 3 della Carta dei diritti dei bambini. Ed è proprio questo che ciascuno confessa il dolore per la perdita del nonno e della nonna, l’amica più cara che ti ha “tradito”, la violenza subita in silenzio. “Affinché Pinocchio sia accettato nel mondo dei grandi, gli si chiede di abiurare. Nessuno di noi ha mai fatto questo per scelta, ma solo per piegarsi alle esigenze della «maturità» e diventare come i grandi volevano. Per nostra fortuna, non manca chi riesce ad avvicinarsi alla condizione infantile, chi sa che — prima che il bambino si adatti a noi — occorre che gli si vada incontro, assicurandogli ciò di cui l’essere umano di ogni tempo e luogo ha sempre avuto bisogno: nutrimento, protezione, contatto affettuoso, gioco, amore e storie, tante storie”. Questa afferma lo psicologo e psicoterapeuta Fulvio Scaparro ed è proprio così che opero. Insieme ai dolori, alle “perdite” fioriscono le gioie, innaffiate dall’amicizia, dal gioco con i compagni, dalle vittorie sul campo di calcio, dal tempo delle storie dei genitori. E libri consumati, pigiamini, giocattoli, peluche, tanti peluche, e ciucciotti, chitarre, un fucile, le maglie delle squadre del cuore, sono gli strumenti per raccontare tutto questo. Anche le maestre fanno con impegno la loro parte, si mettono in gioco e confessano l’amore per i loro piccoli, le preoccupazioni in famiglia, i genitori anziani che hanno bisogno di cure. Ogni “cerchio magico” si conclude con un grande abbraccio, con le mani sudate e il viso arrossato, perchè abbiamo perso l’abitudine a toccarci, a prenderci per mano. Ogni bambino e ogni ragazzo ha il diritto e il bisogno di vivere la sua infanzia e la prima adolescenza ed uno dei processi più importanti in cui si realizza il tempo di crescita di ciascuno è il racconto, attraverso cui passano informazioni e soprattutto emozioni. “Senza misericordia non c’è vita familiare, e la famiglia può diventare addirittura un inferno. La misericordia è invece scuola di una comunicazione fatta di prossimità e silenzi, abbracci, lacrime e sorrisi: tutte forme che non si imparano sui libri, ma si ricevono in dono, si respirano. Un linguaggio del corpo e del cuore che poi impariamo a nostra volta a parlare”. Così raccomanda la sociologa Chiara Giaccardi e proprio questo abbiamo avviato in queste due giornate. Come sempre lascio alle insegnanti i materiali della proposta: quattordici laboratori di educazione alla gentilezza e una decina di proposte per l’educazione alla gestioni delle emozioni. Sia a Potenza che a San Cataldo prendo l’impegno di incontrare i genitori dei bambini coinvolti nella proposta educativa Unicef perchè siamo consapevoli che senza la collaborazione e l’impegno delle famiglie non è possibile conseguire risultati duraturi. Ringrazio le dirigenti scolastiche di Potenza Cinzia Pucci e di Bella-San Cataldo Viviana Mangano che con le docenti Agnese Covino, Mimma Rizzo, Daniela Crudele, Elvira Druda, Margherita Pace, Francesca Sportelli, Domenico Carriero, Alessandra Pardo, Giuseppina Postiglione, Raffaella Pascale, Tina Barbera, Tomasulo Maria Grazia, Lucia Beatrice Bove e Maria Sabato, hanno reso possibile questi incontri che mi hanno dato gioia e ricchezza interiore.
Mario Coviello