I dati Inps sui contratti di lavoro attivati e su quelli conclusi nel 2018 confermano i primi effetti del decreto Dignità nel modificare la struttura del mercato in favore dei rapporti stabili. Effetti che si erano già visti nelle statistiche di novembre, mese in cui il provvedimento che rende obbligatoria la causale per i contratti superiori a 12 mesi è entrato in vigore anche per rinnovi e proroghe. Se infatti nei 12 mesi le trasformazioni da tempo determinato a tempo indeterminato nel complesso risultano quasi raddoppiate, da 299.000 a 527.000, con un aumento del 76,2%, nell’ultimo bimestre dell’anno c’è stata “un’ulteriore accelerazione“. A novembre e dicembre le trasformazioni di rapporti a termine e apprendistati in contratti stabili sono state 124.300 contro le 61.700 di novembre e dicembre 2017. Un aumento del 101 per cento. L’istituto, nell’Osservatorio sul precariato pubblicato giovedì, nota inoltre che “per le assunzioni in somministrazione e a tempo determinato la fase di crescita si è conclusa tra luglio e agosto 2018“, quando il decreto è diventato legge, “per i contratti a tempo determinato si registra una dinamica negativa nell’ultimo bimestre e per i contratti di somministrazione il calo è netto e rilevante (attorno al 20%) a partire da agosto”. “L’entrata in vigore del Decreto Dignità ha dato una sterzata al mondo del lavoro in Italia”, commentano in una nota i portavoce del MoVimento 5 Stelle in Commissione Lavoro alla Camera, mentre quelli del Senato scrivono che i dati “sono la migliore risposta alle fake news sparse in questi mesi da opposizioni e commentatori che a vario titolo, dal primo giorno in cui questo Governo si è insediato, hanno profetizzato l’Apocalisse”.
Nel quarto trimestre giù le attivazioni di contratti a termine e somministrati – Nel complesso l’anno scorso le assunzioni da parte di datori di lavoro privati sono state 7,4 milioni, in aumento del 5,1% sul 2017. I contratti a tempo indeterminato e quelli di lavoro intermittente sono cresciuti del 7,9%, quelli a tempo determinato del 4,5% e gli stagionali del 6,4%, mentre gli apprendistati sono aumentati del 12,1 per cento. Stabili le somministrazioni, che però sono molto calate nella seconda metà dell’anno. Evidente il calo delle attivazioni di nuovi rapporti a termine e in somministrazione nel quarto trimestre dell’anno: le nuove assunzioni a termine sono state 745mila contro le 851mila del terzo trimestre e le 975mila del secondo e a fronte delle 798mila del quarto trimestre 2017. Per quanto riguarda le somministrazioni, i nuovi contratti nel quarto trimestre sono stati 241mla da 274mila nel terzo e 357mila nel secondo: nel quarto trimestre 2017 erano stati 319mila. Aumentano le cessazioni dei rapporti a termine – Le cessazioni nell’intero 2018 sono state 6,9 milioni, in aumento del 6% rispetto all’anno precedente: a crescere sono le cessazioni di tutte le tipologie di rapporti a termine, soprattutto i contratti intermittenti e in apprendistato, mentre sono diminuite quelle di rapporti a tempo indeterminato (-3,1%). Nel 2018 sono diminuiti, rispetto al 2017, i licenziamenti economici, mentre sono aumentati quelli disciplinari, le dimissioni e le risoluzioni consensuali. Non risultano aumenti dei rapporti a termine cessati, segno che non c’è stata la paventata ondata di licenziamenti di lavoratori precari.
Per quanto riguarda gli incentivi alle assunzioni, nel report si segnala che nel 2018 su un totale di 2.123.000 nuovi rapporti a tempo indeterminato (incluso l‘apprendistato), quelli agevolati sono 644mila, di cui 123mila dovuti all’esonero strutturale per i giovani under 35 previsto dalla legge di stabilità 2018. Nell’osservatorio ci sono anche dettagli sull’andamento del lavoro occasionale. I lavoratori impiegati con i nuovi contratti di prestazione occasionale – quelli che hanno preso il posto dei voucher – a dicembre 2018 erano 21mila contro i poco meno di 19mila del dicembre 2017. L’importo medio mensile lordo della loro remunerazione risulta pari a 289 euro. Per quanto riguarda i lavoratori pagati con i titoli del Libretto Famiglia, a dicembre 2018 erano circa 8mila (contro i circa 3mila a dicembre 2017) con un lordo mensile di 247 euro. Molto basso il numero di ore pro capite lavorate: 21 al mese per chi ha un contratto presto, 22 per chi è pagato con il libretto famiglia.
(Fonte: Il Fatto Quotidiano)