Sabato 22 febbraio, alle ore 18.30, in p.zza Mario Pagano, il gruppo di Potenza di Amnesty International ha organizzato un sit-in per chiedere libertà per Patrick George Zaki, collega e prigioniero di coscienza detenuto esclusivamente per il suo lavoro in favore dei diritti umani e per le opinioni politiche espresse attraverso i social media. Come si legge in un comunicato ufficiale di Amnesty International: Patrick George Zaki, attivista e ricercatore egiziano di 27 anni, resterà in stato di detenzione preventiva per almeno 15 giorni. Con una lettera all’ambasciatore egiziano a Roma abbiamo subito espresso le nostre preoccupazioni per la situazione dello studente egiziano. Patrick George Zaki era partito da Bologna, dove vive per motivi di studio, per trascorrere un periodo di vacanza nella sua città natale, al-Mansoura, in Egitto. I suoi avvocati ci hanno riferito che gli agenti dell’Agenzia di sicurezza nazionale (NSA) hanno tenuto Patrick bendato e ammanettato durante il suo interrogatorio all’aeroporto, durato 17 ore. Durante l’interrogatorio, lo hanno picchiato sulla pancia e sulla schiena, torturandolo con scosse elettriche. Gli agenti della NSA lo hanno interrogato sul suo lavoro in materia di diritti umani durante il suo soggiorno in Egitto e lo scopo della sua residenza in Italia.
Successivamente è stato trasferito in una struttura di detenzione della NSA non rivelata ad al-Mansoura. Il giorno seguente all’arresto, i pubblici ministeri di al-Mansoura hanno ordinato la sua detenzione per 15 giorni in attesa di indagini su accuse tra cui “diffusione di notizie false”, “incitamento alla protesta” e “istigazione alla violenza e ai crimini terroristici”. I pubblici ministeri hanno affermato di fare riferimento a dieci post pubblicati su Facebook come prova, ma non hanno permesso né a Patrick né al suo avvocato di esaminarli. Sabato 15 febbraio i giudici hanno confermato la detenzione preventiva. Patrick tornerà in tribunale il 22 febbraio. Resterà poco lontano da al-Mansoura, a Talkha in un’altra struttura detentiva, e ha potuto vedere seppur per pochissimo la famiglia. “L’arresto arbitrario e la tortura di Patrick Zaki rappresentano un altro esempio della sistematica repressione dello stato egiziano nei confronti di coloro che sono considerati oppositori e difensori dei diritti umani, una repressione che raggiunge livelli sempre più spudorati giorno dopo giorno – ha dichiarato in una nota ufficiale Philip Luther, direttore delle ricerche sul Medio Oriente e l’Africa del Nord di Amnesty International -. Chiediamo alle autorità egiziane il rilascio immediato e incondizionato di Patrick, in stato di fermo esclusivamente per il suo lavoro sui diritti umani e per le idee espresse sui social. È necessario che le autorità conducano un’indagine indipendente sulle torture che ha subito e che sia garantita la sua protezione in maniera tempestiva”.
Dunque, come per Giulio Regeni, sabato torneremo in piazza per Patrick, per protestare contro le violazioni subite e per chiedere la sua liberazione. Crediamo sia fondamentale che tutta la comunità sia presente e chieda alle istituzioni di porre fine alla sequela di violazioni che continua a consumarsi a due passi dall’Italia, sull’altra sponda del Mediterraneo: Giulio era un ricercatore come molti di noi, Patrick deve restarlo.
Lo rende noto il gruppo Amnesty International di Potenza.