Una tragedia – scrive “La Gazzetta del Mezzogiorno” – quella che ha investito una famiglia residente a Tito, nell’immediato hinterland del capoluogo lucano, maturata quando il periodo di gestazione era finito
Potenza -La sua nascita doveva essere un segnale di speranza in un’Italia stravolta dal Coronavirus, ma ora quel bambino morto poco prima di venire alla luce all’Ospedale San Carlo di Potenza aggiunge angoscia all’angoscia e porta ad essere iscritti nel registro degli indagati dieci sanitari del reparto di Ginecologia, tra cui il direttore dell’Unità semplice Giuseppe Martoccia e quattro medici. Una tragedia, quella che ha investito una famiglia residente a Tito, nell’immediato hinterland del capoluogo lucano, maturata quando il periodo di gestazione era finito. E dopo l’esito infausto i genitori, assistiti dall’avv. Mario D’Ecclesiis, hanno presentato denuncia e il Procuratore aggiunto Maurizio Cardea, notificando i relativi avvisi di garanzia agli indagati, ha disposto l’autopsia sul corpicino del nascituro che è stata eseguita ieri mattina dal dottor Gianluca Campobasso, specialista in ginecologia del reparto di Medicina fetale dell’ospedale Di venere di Bari.
L’epilogo della vicenda, secondo quanto raccontato dai genitori, ha avuto inizio lunedì della scorsa settimana. La donna che già era seguita da una ginecologa dell’ospedale potentino, si è presentata in reparto essendo giunta alla quarantesima e ultima settimana di gestazione. Eseguito un tracciato senza evidenziare problemi sarebbe stata rimandata a casa. Ma la giovane mamma si sarebbe poi ripresentata in ospedale giovedì 27 dicendo di avvertire segnali di un parto imminente e, dopo essere stata nuovamente sottoposta ad accertamenti che ancora una volta non avrebbero evidenziato criticità, anche su sua insistenza, è stata ricoverata. Al pomeriggio, cambiato il turno dei sanitari in reparto, è stato eseguito un nuovo tracciato e il bambino non dava più segni di vita. Per questo nel fascicolo del Pm Cardea sono finiti praticamente tutti i sanitari coinvolti nell’assistenza alla partoriente in entrambi i turni di lavoro che si sono avvicendati. (Fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno)