I falò di San Giuseppe, “purtroppo anche quest’anno a causa della pandemia non sarà possibile mantenere vivo l’appuntamento ma siamo certi “che il fuoco non si spegnerà” e presto torneremo a ravvivare le nostre tradizioni”
La sera del 18 marzo per aspettare la giornata dedicata a san Giuseppe, gli abitanti dei vari rioni di ogni borgo si riuniscono in un posto preciso del quartiere e qui danno vita a un grande falò attorno a cui far festa tutti insieme tra cibo, musica e balli. I preparativi iniziano giorni prima, quando i ragazzi del quartiere si spostano per le vie del borgo per raccogliere tra campagne e magazzini, la legna che servirà a innalzare il falò. Le persone più adulte si spingono su per le montagne a raccogliere le “fascìne” di ginestra che serviranno a ravvivare il fuoco, tenendo la fiamma alta per tutta la durata della festa. La tradizione del falò di San Giuseppe è diffusa un po’ in tutta la Basilicata, le storie specifiche hanno sfumature diverse nei particolari di paese in paese, ma conservano comunque una forte analogia comune. Di solito, intorno al fuoco si balla al ritmo della tarantella suonata da organettisti improvvisati, si degustano Pizze Piene rustiche e le famose Zeppole di san Giuseppe …certo il tutto accompagnato da un buon vino paesano. A fine serata, o meglio verso le prime ore del mattino seguente, è tradizione arrostire le patate nella copiosa brace creatasi dopo ore e ore di fuoco. Il falò di San Giuseppe è un antico rito che unisce tradizione cristiana e culto pagano ecco perché fortemente legato alla cultura della nostra terra. Tra i tanti Comuni dell’area vi è il borgo di Ruvo del Monte che continua a tener viva la tradizione e a sentir proprio e identitario l’appuntamento dei Falò di san Giuseppe. Purtroppo anche quest’anno a causa della pandemia non sarà possibile mantenere vivo l’appuntamento ma siamo certi “che il fuoco non si spegnerà” e presto torneremo a ravvivare le nostre tradizioni.
Michele Miglionico
presidente Gal PerCorsi