“La salute non abita nelle aree interne e nei piccoli comuni: è la chiara e purtroppo allarmante conclusione che viene da quello che sarebbe dovuto essere Il piano regionale per la sanità e che invece si è risolto in un documento dell’Agenas sull’esistente con qualche accenno di indicazioni più che di proposte vere e proprie”. Ad affermarlo è Carmine Ferrone (Articolo uno), consigliere della Provincia di Potenza, aggiungendo che è “soprattutto nelle aree interne che si annida quella che gli esperti chiamano desertificazione sanitaria, ossia territori in cui le persone hanno difficoltà ad accedere alle cure a causa dei lunghi tempi di attesa, della scarsità di personale sanitario o delle ampie distanze dal punto di erogazione delle cure”. E, secondo Ferrone, il problema rischia di non essere colmato dai fondi messi a disposizione dal PNRR, “con il pericolo sempre più reale di “buttare alle ortiche” il grande sforzo che il precedente Ministro alla Salute Roberto Speranza ha compiuto negli ultimi anni per garantire, con la prevenzione dal Covid, la tutela della salute specie delle fasce sociali più deboli”. “Dalle informazioni, in verità ancora poche che provengono dalla Giunta Regionale su cosa intende fare realmente, a conferma che non ha idee chiare – dice Ferrone – in Basilicata su 19 Case di Comunità previste solo 2 sono saranno in aree interne per tentare di coprire i fabbisogni di salute di oltre 306mila residenti in 95 Comuni. Siamo di fronte ad una evidente incapacità di dare risposte soprattutto ad anziani, malati cronici, famiglie che risiedono nei più piccoli centri e che possono contare solo sul medico di famiglia, tra l’altro nei comuni dove c’è, e su qualche ambulatorio dell’Azienda Sanitaria di Potenza. Pertanto il primo confronto avviato in questi giorni dalla Giunta Regionale, dopo la “passerella”, deve tradursi in impegno concreto per raccogliere e recepire le esigenze dei territori dando maggiore protagonismo ai Comuni. A partire da quelle indicazioni che sono venute dall’Agenas tra le quali: affrontare il tema dell’ADI (assistenza domiciliare integrata); chiarire meglio i rapporti tra Distretto e i due Dipartimenti aziendali di cure primarie e di coordinamento delle fragilità, anche in considerazione della esigenza di semplificazione e operatività, rivalutare il numero di Dipartimenti di prevenzione ed emanare il Piano dei fabbisogni di personale medico ed infermieristico”, conclude il consigliere provinciale di Bella.