Un lavoratore Rmi ha rischiato di perdere un braccio
Sono passati quasi 500 giorni da quando è stata messa in piedi la tenda dalle lavoratrici e dai lavoratori Tis e Rmi presso il palazzo del governo regionale di Basilicata.
I lavoratori continuano ad essere comandati a svolgere diversi lavori, dopo la morte di due lavoratori fra le fila dei Tis e Rmi avute negli anni passati, i lavoratori continuano a rischiare la propria vita in attività richieste, molte volte anche improprie rispetto alle proprie mansioni.
Nella giornata dell’1 luglio un lavoratore Rmi che svolgeva il proprio lavoro nel Comune di Bella ha rischiato di perdere un braccio smontando e rimuovendo i pannelli di lamiera pubblicitari che sono serviti per le ultime campagne elettorali. 16 punti di sutura, il lavoratore ha rischiato di vedersi tranciato il braccio. A sentir il lavoratore poteva verificarsi qualcosa di ancor più grave. Mentre le lavoratrici e i lavoratori Tis e Rmi continuano a lavorare e ad essere comandati a bacchetta da tanti sindaci, il presidente della Regione Bardi insieme ai consiglieri di maggioranza ancora non hanno posto in essere gli atti dovuti affinché questi lavoratori facciano dei passi avanti rispetto alla situazione attuale.
L’ex Assessore alle Attività Produttive Michele Casino insieme ad alcuni funzionari della Regione Basilicata sembrava fossero arrivati a un buon punto. Tante sono state anche le promesse di alcuni Consiglieri regionali eletti, sta di fatto che le lavoratrici e i lavoratori Tis e Rmi stanno peggio di prima, sono ancora nel pozzo del lavoro nero legalizzato e continuano a rischiare la pelle in cambio di un piccolo sussidio sempre più insufficiente. (Sindacato CUB)
L’intervento di USB Basilicata – La notizia drammatica dell’incidente sul lavoro che ha riguardato un lavoratore RMI di Bella mette ancora una volta in risalto la situazione assurdamente sospesa dei circa 1800 “non lavoratori della platea” su cui è piombata da parte dell’amministrazione regionale un silenzio sconfortante mentre sui propri posti di lavoro i ricatti e le condizioni di lavoro si fanno sempre più pesanti, tanto che molti cominciano a pensare al presunto passaggio al progetto idraulico forestale come l’unica soluzione possibile pur di uscire dalla sordità istituzionale che non ha recepito una sola richiesta delle tante portate avanti in tema di diritti e sicurezza.
L’ARLAB continua a suffragare atteggiamenti arbitrari da parte dei sindaci richiamando una convenzione che da una parte impedisce l’utilizzo dei soggetti percettori di RMI in sostituzione del personale dipendente e per la normale organizzazione del lavoro e dall’ altra riconosce il diritto dei sindaci di modificare le regole di utilizzazione per sopraggiunte nuove esigenze. Davvero non se ne può più. In questi giorni la USB ha iniziato un giro di assemblee nei diversi comuni con i lavoratori per rimettere al centro delle iniziative il diritto alla stabilizzazione e comunque l’ immediata contrattualizzazione di tutti i rapporti con progetti di inclusione socio lavorativa.