Il regalo post elezioni del Governo Meloni ai Comuni e alle Province della Basilicata consiste in un taglio secco di € 8.510.380,00 (ottomilionicinquecentodiecimila euro) a cui va aggiunto il taglio fatto alla Regione.
Il racconto fantastico di questi quasi due anni di governo della destra è stato costantemente incentrato sulla favola che tutto procedeva benissimo. Andava tutto bene “Madama la Marchesa” nel corso dell’ultimo anno. Meloni e i suoi Ministri raccontavano balle sull’andamento dell’economia ed in particolare sulla finanza pubblica. Il tutto per accalappiare voti e consenso. Gli organi di informazione troppo spesso hanno suonato la fanfara e nel frattempo però la realtà si è imposta per quella che è. Chiuse le urne, messo a dimora il bottino elettorale (con qualche significativo dolor di pancia), il Ministro Giorgetti è costretto a dire la verità non solo a parole ma con in mano una grande forbice. Risultato un miliardo di euro vengono tagliati alla spesa corrente dei Comuni e delle Province italiane. Per essere chiari e solo per fare un esempio il Comune di Matera subisce un taglio netto di 1.105.114,00 euro che dovrà sottrarre alla sua attività ordinaria. Il Comune di Lauria subisce un taglio di 197.868,00 euro. Al Comune di Melfi ghigliottina di 303.869,00 euro e via scorrendo la triste graduatoria.
Non citiamo la città di Potenza perché insieme a pochi altri Comuni viene “esentata” perché si trova in procedura di dissesto. La Basilicata in proporzione alla sua dimensione è tra le regioni più penalizzate. Il sistema messo in piedi dal Governo Meloni è una vera e propria ghigliottina a cui sono stati sottoposti i bilanci comunali e delle Province che solo da qualche anno a questa parte avevano iniziato a respirare dopo i tagli lineari di tremontiana memoria (è il caso qui ricordare la scure che calò sulle amministrazioni locali tra il 2008 e il 2011 con l’ultimo Governo Berlusconi).
Tutto ciò comporterà il taglio di servizi indispensabili per i cittadini consegnando ancora una volta la patata bollente nelle mani dei sindaci e degli amministratori locali che dovranno fare salti mortali per far quadrare i conti. Vogliamo sperare che tutte le rappresentanze parlamentari lucane vorranno lavorare per impedire questa nuovo scempio ai danni dei cittadini.
ALI Basilicata
Prof. Domenico Calderone
Ebbene sì, questo Governo ha come Ministro della Cultura un certo Gennaro Sangiuliano, che vota i libri al Premio Strega senza averli prima letti, oltre ad assegnare ante litteram, Dante Alighieri alla Destra, insieme ad altre dichiarazioni improvvide, ma una cosa è certa: tutti i membri di questo Esecutivo sembrano aver letto il best seller “1984” di George Orwell, e fanno di tutto per emularne le gesta e gli stilemi dei personaggi principali. Ovviamente, le sorprese non finiscono mai, specie dopo le votazioni. E di calandrini, purtroppo, ce ne sono sempre troppi!
Dr. Giuseppe Giannini
I tagli operati dall’attuale governo sono in perfetta continuità con le politiche liberiste sostenute da tutti gli esecutivi in questi trent’anni. Il dogma austeritario impostosi all’indomani di Maastricht ha avuto un’accelerata con i successivi provvedimenti – pareggio di bilancio, fiscal compact – e Trattati (da ultimo il Mes) sottoscritti dai partiti, anche da quelli che si definiscono sovranisti. L’eccezione è stata rappresenta dagli anni del COVID. In questo periodo i vincoli ragionieristici sono stati sospesi, ma non per quanto riguarda gli enti locali. Ora, finita l’emergenza sanitaria (si spera) si ritorna come prima. Lo stesso aumento dei tassi di interesse della BCE rientra a pieno in questa visione di un’Europa fondata sul ricatto del debito, al servizio di lobbisti ed interessi geopolitici, confermata dalla ricandidatura della Von der Leyen. D’altronde è il terreno più consono alle destre, che spostano le attenzioni colpevolizzando le classi sociali meno abbienti. Misure discriminatorie che aggraveranno il gap geografico e sociale al pari dell’autonomia differenziata. In vista dell’aumento delle spese militari volute dalla Nato (oggi all’1,6% del pil con la promessa di portarle al 2%) e con una spesa sanitaria nazionale già inferiore alla media UE. Con un welfare ed una spesa pubblica già ridimensionati da decenni di tagli lineari bipartisan, per i quali ne sono previsti ulteriori per 84 miliardi nei prossimi 7 anni; -250 milioni per Comuni e Province per 5 anni. Un futuro che, nonostante il record di fondi del Pnnr per l’Italia, vedrà l’ingresso in pianta stabile dei privati nella gestione di quella una volta chiamata funzione pubblica per sopperire all’incapacità di spesa degli enti locali. Un Paese in svendita al miglior offerente come accaduto con la gestione di servizi ed infrastrutture importanti: dall’acqua al settore energetico (Ilva) , fino ai trasporti (Alitalia), o al ridimensionamento di uffici postali e sportelli bancari. Le responsabilità sono di tutti, però i leghisti in salsa meridionale e i fratelli italioti ribadiscono perfettamente come l’unico ruolo che gli sta a pennello è quello di servire le elite dividendo la società.