L’Occidente allo scontro di civiltà

Le parole di un insignificante esponente del governo italiano, tale Lupi (nomen omen), diventato noto anni fa per qualche ora, in seguito alla faccenda legata al Rolex, che un imprenditore regalò a suo figlio, confermano, se ancora non ce ne fossimo accorti, tutta la superbia del pensiero occidentale in piena crisi esistenziale, che vuole continuare ad esportare con le bombe la sua particolare visione della democrazia.

“Ci dobbiamo difendere dagli attacchi di Hamas e dell’Iran” afferma, mettendo le mani avanti dopo l’ennesima provocazione israeliana.

L’uccisione sul territorio iraniano di Haniyeh, uno dei leader di Hamas, qualcuno dice con il coinvolgimento dell’intelligence anglo-americana (come in Ucraina) operato da Israele, mentre costui figurava tra le personalità designate quali negoziatori nelle difficili trattative di pace, stanno portando oltre i disegni criminali di Israele. Volutamente vogliono allargare il conflitto.

Guerre ed uccisioni per procura nel perfetto stile dei servizi segreti (la CIA, il Mossad) e che ricordano l’assassinio di Soleimani, generale iraniano morto qualche anno fa per mezzo di un drone avvenuto in Iraq su mandato di Trump.

In questo modo, la speranza di una tregua, di intravedere la possibile fine del conflitto (il discorso vale anche per la guerra NATO/Ucraina – Russia) vengono di fatto sotterrate.

Israele non ha alcuna intenzione di fermarsi ed utilizza il dramma subito il 7 ottobre sul quale pure vi sono evidenti responsabilità di Netanyahu. Mi riferisco al fatto di aver spostato i riservisti dai kibbutz (forse perchè rappresentano un modello di gestione e di vita diverso dal fanatismo religioso ebraico), e permesso che Hamas si rafforzasse a discapito delle altre organizzazioni palestinesi (ANP, Fatah ecc.) al fine di evitare di avere un interlocutore, per sconvolgere il Medio Oriente e istigare gli arabi di tutto il mondo.

I Paesi occidentali già direttamente coinvolti nella propaganda a senso unico, nel sostegno militare ad Israele e all’Ucraina sono gli artefici della destabilizzazione globale, che non si ferma al mondo arabo. Già questa, di per sé, rappresenta il dramma umano e sociale di quelle aree, portando all’estremo la radicalizzazione che, per il gioco delle alleanze, potrà rafforzare l’unione tra sunniti e sciiti. Ulteriori aspetti potranno riguardare le collaborazioni politiche storiche, tra Paesi culturalmente diversi ma accomunati da partnership commerciali, intenti geopolitici, e nuovi equilibri mondiali. La strategia di un mondo altro che, stanco della sudditanza secolare verso gli Stati Uniti d’America e l’Europa, ha scelto di percorrere tutt’altra strada.

Gli attori protagonisti della competizione sono i paesi BRICS, in primis Cina e Russia, ma anche la Turchia con ambizioni da Impero del sultano Erdogan, e le petromonarchie arabe combattute nella scelta tra la permanenza del modello di sviluppo economico in stile occidentale e il sostegno al sentimento interno di larghi settori della società legati dalla fedeltà islamica verso i vicini.

La questione ucraina insieme al genocidio perpetrato da Israele stanno sconvolgendo zone in precario equilibrio.

L’intento è quello di scatenare un conflitto mondiale, con lo scopo di eliminare, attraverso la continuazione secolare delle politiche imperialistiche quelle sacche di resistenza a tali imposizioni che, non saranno “democratiche”, ma rappresentano tuttavia i due terzi della popolazione mondiale.

A sua volta, lo Stato d’Israele, retto dal disegno sionista, protetto e giustificato da più di settanta anni, nonostante l’appropriazione indebita dei territori, le violenze e il regime di apartheid verso la popolazione palestinese, fa della perpetuazione del colonialismo da insediamento la moderna forma di pulizia etnica. Avvalendosi dell’interpretazione distorta dei Libri Sacri (la contemplazione della vendetta nell’Antico Testamento), secondo la quale si considerano il popolo eletto e, per tale motivo,  dalle predicazioni ossessive ai metodi utilizzati per espellere gli impuri (in questo caso vi è qualche parallelismo coi metodi nazisti), tutto è consentito.

Un racconto ad uso e consumo degli esaltati, dagli ultraortodossi agli esponenti con cariche governative, facilitatori dell’odio e, a loro volta, non meno fanatici degli estremisti islamici. D’altronde, proprio in seguito alla nascita di questo Stato sono iniziate le tensioni internazionali.

C’è qualcuno come il giornalista Alberto Negri, conoscitore di questioni legati all’economia di guerra, che ha paragonato l’assassinio del leader islamico al precedente dell’uccisione dell’erede al trono d’Austria-Ungheria avvenuta nel 1914 a Sarajevo, e in seguito della quale  scaturì il primo conflitto mondiale. Questo per sottolineare la portata drammatica di un evento dalle molteplici ripercussioni. Adesso l’Iran e gli Hezbollah minacciano di attaccare Israele. Se a novembre 2023 quando già la tensione era alta, in seguito ai missili incrociati tra le parti, i leader sciiti pur condannando gli episodi hanno cercato in tutti i modi di evitare di far degenerare il tutto, adesso l’escalation è alle porte. Amplificata da mandati di cattura e taglie volte a colpire i capi islamici. Il doppiopesismo sponsorizzato dagli USA, che fa pressione sugli organismi di giustizia internazionale, ma che ne disattende le risoluzioni quando ad essere coinvolti sono gli amici dell’imperialismo. Cosi ad esempio, se il mandato di arresto internazionale è stato predisposto per Putin, come mai quando la stessa Corte Penale Internazionale ne ha preparato uno per Netanyahu i leader occidentali, Biden in primis, l’hanno rigettato? La prassi di una giustizia di parte che mira ad eliminare i personaggi che non ritiene più utili per i propri disegni geostrategici, quelli prima funzionali agli USA, condannandoli a morte o eliminandoli fisicamente come successo con Saddam Hussein, Osama Bin Laden e Gheddafi, forse perchè dinnanzi ad un processo equo, volto a far emergere i crimini di guerra, possono venire fuori notizie scomode? O ancora, volendoci limitare alla condanna dell’invasione russa sui territori contesi con l’Ucraina, tralasciando l’allargamento ad Est della Nato ed i crimini commessi dai filonazisti fiancheggiatori del regime di Zelensky nel 2014, qual’è la differenza rispetto all’occupazione israeliana delle terre palestinesi che va avanti dal 1948? E’ l’evidenza dei fatti a smentire il gioco sporco condotto da americani ed israeliani sulla pelle delle popolazioni civili. Di questo passo davvero corriamo il rischio di ricordare in futuro questi ultimi anni come il periodo coincidente con l’arretramento della civiltà, e l’inizio diella guerra totale.

Ad oggi  va imponendosi una nuova Storia i cui esiti sono tutti da temere.

Dr. Giuseppe Giannini

1 comments

  1. Prof. Domenico Calderone

    Da spirito libero, il dr. Giannini non manca mai di mettere il dito nel classico punctum dolens delle vicende geopolitiche, che sono strettamente legate all’espansionismo irrefrenabile americano, frutto velenoso del super sviluppo della loro potentissima industria bellica, che, finanziando la politica a suon di milioni di dollari, ne condiziona ab origne il modus operandi, a prescindere dal fantoccio di turno alla Casa Bianca, si chiami Biden o Trump. Lo scontro religioso, in realtà, è solo un paravento per appropriarsi del suolo e del sottosuolo dei belligeranti, e Israele, in questo campo, è il massimo esperto: ne sanno qualcosa i poveri palestinesi, legittimi proprietari della Palesina, depredati dalla forza occupante dal lontano 1948. A noi, loro famigli,gli USA ci trattano come calandrini: Blinken, a cui non manca certo la faccia tosta, ha persino avuto il coraggio di affermare che loro non sapevano niente del piano del criminale Netanyahu, che chiamano democratico, di lanciare il missile mortale contro il capo di Hamas, in visita a Teheran, sic! Con questi guerrafondai al comando, lasciate ogni speranza, voi che agognate la pace.Intelligenti pauca.

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