Basilicata, la mobilità sanitaria un fenomeno complesso. Il punto di vista della medicina generale

La mobilità sanitaria interregionale, con il suo impatto sistematicamente negativo sul bilancio regionale e quindi di riflesso sulla sostenibilità del nostro Servizio Sanitario, è un fattore piuttosto complesso da analizzare. Ma qualsiasi valutazione non può prescindere da un’analisi accurata dei dati numerici. Da alcuni anni l’Agenas, l’agenzia nazionale di supporto ai servizi sanitari regionali, offre una dettagliata analisi delle dinamiche alla base della Mobilità Sanitaria Interregionale, sia delle prestazioni di ricovero ospedaliero che per le prestazioni specialistiche ambulatoriali. L’ultimo report è del 2023 sui dati del 2022. La regione Basilicata, nella serie storica 2017-2022, presenta una spesa per mobilità sanitaria passiva sempre più alta rispetto ai ricavi della mobilità attiva, tanto che per l’anno 2022 il saldo negativo si attesta su 48 milioni di euro. Tale saldo negativo è drammaticamente in aumento per l’anno 2024 come dichiarato dall’Assessore Latronico nella sua relazione presentata in Consiglio Regionale lo scorso 18 febbraio, con la previsione di un saldo negativo di circa 70 milioni di euro.  Ma il dato in sé, sia pure preoccupante, lascia il tempo che trova se non si analizzano meglio i fattori determinanti dei flussi. Ebbene dai dati di Agenas (ripetiamo relativi al 2022) la mobilità per i ricoveri ospedalieri è così determinata:

Tipologia di mobilità Mobilità passiva Mobilità attiva
Mobilità apparente (ricoveri effettuati in regioni con domicilio diverso rispetto alla regione di residenza) 2,88 M€ (3,6%)      ======
Mobilità casuale (Ricoveri in urgenza, ricoveri non programmati, ricoveri dopo accessi diretti al PS) 13,84 M€ (17,3%) 9,72M€ (30,4%)
Mobilità effettiva:

  1. DRG ad alta complessità
  2. DRG a media/bassa complessità
  3. DRG a rischio di inappropriatezza
 

31,76 M€ (39,7%)

27,76 M€ (34,7%)

3,84 M€ (4,8%)

 

7,64 M€ (23,9%)

12,86 M€ (40,2%)

1,08 M€ (3,4%)

 

Relativamente alla mobilità passiva ospedaliera la tipologia da analizzare meglio è la mobilità effettiva che rappresenta il 79,2 % dell’intera mobilità con una ripartizione al 50 % fra DRG ad alta complessità e DRG a media/bassa complessità e DRG a rischio inappropriatezza. Se si concorda che per i DRG ad alta complessità gli spazi di manovra sono piuttosto limitati, non si può dire lo stesso sui DRG a media/bassa complessità e per i DRG a rischio inappropriatezza, anche se essi rappresentano solo il 39,5% della spesa sanitaria passiva. Quindi stiamo parlando di una consistenza di circa 31 milioni di € che considerando la mobilità attiva, si riduce ad un saldo negativo di circa 18 milioni di € su cui dovremmo analizzare le principali cause e possibili contromisure per ridurre o azzerare tale valore.

  • Regioni di fuga.

Nel 2022 con riferimento alla mobilità passiva effettiva la Regione Basilicata ha registrato il 36,21% di ricoveri presso strutture pubbliche e il 63,79% presso strutture private accreditate, con una spesa complessiva di 63,4 M € di cui solo il 30,7% presso le strutture pubbliche. Le principali regioni di fuga risultano essere la Puglia (25,8 M €), la Lombardia (8,5 M €), il Lazio (5,8 M €), regioni con strutture private accreditate rinomate con elevati indici di attrazione (San Giovanni Rotondo, Acquaviva delle Fonti, San Raffaele, Ospedale Monzino, Gemelli e Bambin Gesù di Roma) su cui poco si può fare.

Incidentalmente osserviamo come in regione Basilicata, dopo la chiusura della Clinica Luccioni di Potenza, non vi sia nessuna struttura privata accreditata che possa in un certo qual modo affiancare le strutture pubbliche rispondendo al bisogno assistenziale di media e bassa complessità, bisogno  che però va ad intasare le liste di attesa delle strutture pubbliche regionali.

  • Principali DRG di fuga

I principali DRG di fuga sono rappresentati da

  1. Malattie e disturbi del sistema muscolo-scheletrico e del tessuto connettivo con un costo totale di 21 M € concentrati prevalentemente in Puglia (8 M €) e Lombardia (3 M €)
  2. Malattie e disturbi dell’apparato cardiocircolatorio con un costo totale di 10,5 M €, concentrati in Puglia (4,3 M €) e Lombardia (2,1 M €)
  3. Malattie e disturbi del sistema nervoso con un costo totale di 5,3 M € con una preferenza per la Puglia (1,8 M €)
  • Soddisfazione della domanda interna

L’indice di soddisfazione della domanda interna (ISDI) è un dato che misura la capacità di una regione di soddisfare la domanda sanitaria interna, il valore 1 è il valore di equilibrio, un valore inferiore a 1 vuol dire che una regione non riesce a soddisfare la domanda interna, viceversa con un valore superiore a 1 una regione ha un’offerta sanitaria superiore alla domanda interna. La Regione Basilicata sempre nel 2022 presenta in ISDI di 0,87 con la quasi totalità dei DRG con segno negativo e con solo cinque DRG con un valore positivo (Malattie e disturbi dell’apparato respiratorio, Malattie e disturbi mieloproliferativi, Malattie e disturbi del periodo neonatale, Malattie e disturbi delle malattie del sangue e degli organi emopoietici, Parto e gravidanza, Traumatismi multipli rilevanti).

Da questi dati è innegabile che sia necessaria una attenta programmazione che parta dallo stato di fatto dell’offerta ospedaliera per poter avviare un processo virtuoso a tutto vantaggio del bilancio regionale e che non può non prescindere da un forte investimento sulle risorse umane e sugli aspetti organizzativi a livello delle principali strutture ospedaliere regionali.

Se il DRG a maggior fuga è quello relativo alle Malattie e disturbi del sistema muscolo-scheletrico è mai possibile che la struttura operativa di Ortopedia dell’Azienda Ospedaliera San Carlo di Potenza si regga solo su 4-5 medici?

Da indiscrezioni poi raccolte in alcuni reparti chirurgici, emerge la difficoltà organizzativa legata alla gestione delle sale operatorie, con reparti limitati nella propria attività per la scarsa disponibilità di sale operatorie rispetto alle loro potenzialità operative, scarsa disponibilità legata anche alla ormai cronica carenza di figure professionali necessarie al buon funzionamento dei tali reparti (anestesisti, ferristi-infermieri, ect). Purtroppo tutto ciò ha un riflesso ulteriormente negativo se si considera che i DRG maggiormente remunerativi sono quelli chirurgici che hanno anche un impatto positivo in termini di ricadute sulle altre prestazioni collaterali (vedi indagini diagnostiche e visite specialistiche).

Un fenomeno poco analizzato è legato alla riorganizzazione della rete ospedaliera avviata da alcuni anni in regione: tale riorganizzazione si è limitata però solo alla razionalizzazione delle strutture più amministrativa che sanitaria. Infatti l’Ospedale San Carlo, Azienda Ospedaliera, che dovrebbe essere votata a soddisfare i bisogni assistenziali più complessi, si trova a gestire anche una domanda a bassa complessità per cui i tempi di attesa per gli interventi di chirurgia si sono dilatati oltre la decenza.

Legata anche al problema delle liste d’attesa è il processo farraginoso legato alle procedure organizzative per alcuni interventi. Sono anni che a più riprese abbiamo proposto ai responsabili ospedalieri una procedura più semplice per l’inserimento nelle liste d’attesa. Per alcune patologie, tipo calcolosi colecisti, ernie inguinali, interventi di cataratta, semplici neoformazioni cutanee con una diagnosi certa, fatta spesso da colleghi specialisti ospedalieri, perché è necessario prenotare una visita specialistica ospedaliera per poter essere inseriti nella lista di attesa per l’intervento? Non sarebbe più semplice che sia il medico di famiglia a inserirli autonomamente nelle liste di attesa?

Relativamente all’altro fenomeno della migrazione sanitaria, cioè quella legata alle prestazioni ambulatoriali possiamo dire che il quadro non é così drammatico rispetto alla mobilità per ricoveri ospedalieri. Infatti a fronte di una passività per l’anno 2022 di circa 15 M di €, quasi equamente distribuita tra le categorie FA.RE. (Diagnostica, Laboratorio, e Terapeutiche) abbiamo una mobilità attiva in entrata di circa 12 M di €, di cui il 63% è relativa a prestazioni di diagnostica e il restante equamente suddiviso tra le categorie Laboratorio e Terapeutiche. Su questo versante da segnalare che per quanto riguarda le prestazioni diagnostiche la regione Basilicata presenta un saldo positivo (4.87 M di € di migrazione passiva contro 7,63 M di € di migrazione attiva), mentre l’inverso si osserva per le prestazioni terapeutiche (5,07 M di € per la passiva contro 2,07 M di € per l’attiva).

Per concludere, sono anni che viene ripetuto come un mantra che la mobilità passiva possa trovare una soluzione con una migliore integrazione ospedale-territorio, sempre auspicabile e necessaria, ma non crediamo sia sufficiente per abbattere la mobilità sanitaria. Riteniamo necessario sì un salto culturale della classe medica che deve agire non più a silos separati (l’ospedale da un lato e il territorio dall’altro) bensì come un blocco unico e compatto utile a soddisfare i bisogni dei cittadini. Ma allo stesso tempo riteniamo ancora più necessario e non più rinviabile un salto culturale della politica e della struttura amministrativa-burocratica che dovrebbe ascoltare maggiormente le proposte provenienti dai professionisti sanitari che vanno sì verso le proprie esigenze professionali ma che avranno di riflesso ricadute positive sia sulle aspettative dei cittadini sia sul bilancio regionale.

Lo fanno sapere il Dr. Michele Campanaro, Dr. Ambrogio Carpentieri, Dr. Egidio Giordano, Dr. Antonio Santangelo di Fimmg Basilicata

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